Cina: nuove riserve di gas

Reuters - PetroChina makes huge gas find in Sichuan basin -CNPCSecondo quanto riportato da Reuters, PetroChina ha scoperto nuove riserve di gas naturale per oltre 300 Gmc nel bacino del Sichuan, nella Cina centro-meridionale.

Le nuove riserve saranno messe in produzione in due fasi: prima 4 Gmc/a, scalati poi a 10 Gmc/a a regime. Non sono state tuttavia fornite indicazioni su costi e tempistica.

È tuttavia probabile che le attività produttive saranno avviati al più presto per limitare la crescente dipendenza cinese dalle importazioni. Il governo cinese sta infatti puntando molto sullo sviluppo delle proprie riserve, stimate oggi 3.200 Gmc.

Un ruolo sempre più importante lo giocheranno i giacimenti di gas non convenzionale. Secondo le stime della EIA, quelle cinesi sono infatti le più grandi al mondo, con una totale tecnicamente recuperabile di 32.000 Gmc.

La Cina del futuro alle prese col syngas

ZOOM - China's gas supply infrastructureSecondo quanto riportato da Platts, il governo cinese ha annunciato l’intenzione di produrre 50 Gmc all’anno di gas da carbone (synthetic coal-to-gas, o syngas) entro il 2020.

Al netto della propaganda, la direzione dell’amministazione cinese appare chiara: la priorità è ridurre la crescente dipendenza dalle importazioni di materie prime energetiche, sia per ragioni economiche sia per ragioni di sicurezza.

I consumi di gas cinesi passeranno dai 186 Gmc previsti da Platts per quest’anno a 307 Gmc nel 2020 e 470 Gmc nel 2030, secondo le stime IEA. Per far fronte alla nuova domanda, il governo cinese punta a un netto incremento della produzione, che dovrebbe passare da 124 Gmc del 2014 a 178 Gmc nel 2020, a 218 Gmc nel 2030.

Il contributo del non convenzionale dovrebbe essere significativo solo dopo il 2020. Per l’immediato, invece, il syngas potrebbe giocare un ruolo importante. Le stime di CNPC, la compagnia di stato, sono però di soli 20 Gmc all’anno nel 2020, meno della metà della cifra del governo.

E anche questa stima potrebbe essere ottimistica: la produzione di syngas attesa nel 2014 è infatti di soli 2 Gmc. Le potenzialità tuttavia ci sono, considerando le ampie riserve di carbone a basso costo della Mongolia interna e dello Xinjiang (in totale, la Cina ha riserve pari al 13% del totale mondiale) e il fatto che la tecnologia è matura.

Il governo ha già autorizzato 15 impianti, che qualora fossero realizzati potrebbero portare la capacità massima di produzione annua a 81 Gmc. Sinopec ha già iniziato la costruzione di un primo impianto da 8 Gmc all’anno.

Composizione dell’offerta di gas naturale in CinaUna spinta ad accelerare la produzione di syngas potrebbe inoltre arrivare dal crescente inquinamento delle città più popolose sulla costa. Il syngas rappresenta infatti una valido sostituto all’uso diretto del carbone e degli oli e produrlo vicino ai centri di estrazione per poi portalo nelle città via tubo consentirebbe di delocalizzare l’inquinamento.

In ogni caso, anche se la produzione di syngas dovesse aumentare quanto annunciato dal governo, resterebbe il dato di fondo: la domanda cinese cresce molto più della capacità di produzione interna e dunque la Cina è destinata a dipendere sempre di più dai produttori più vicini, a cominciare da Asia Centrale e Birmania. Con quel che ne consegue in termini di politica estera.

Seminario: the EU Southern Gas Corridor

Seminario ISPI - The EU Southern Gas CorridorSi è tenuto oggi a palazzo Clerici un seminario a parte chiuse dal titolo The EU Southern Gas Corridor, organizzato da ISPI e HASEN.

A parlare del gasdotto TAP e delle altre infrastrutture destinate a portare il gas azerbaigiano sono stati ricercatori, operatori del settore e giornalisti.

Sul sito dell’ISPI sono presenti alcune delle presentazioni.

Prospettive per l’esportazione di gas israeliano

Zuzanna Nowak - Prospects for Gas Exports from IsraelIl tema delle esportazioni del gas presente nel Bacino del Levante continua ad attrarre l’interesse degli analisti. Nonostante le modeste riserve e le difficoltà di sviluppo infrastrutturale lascino immaginare alle attuali condizioni un ruolo comunque marginale nell’approvvigionamento energetico europeo per la regione del Mediterraneo Orientale.

Per chi volesse in due pagine due farsi un’idea della situazione, segnalo un breve paper di Zuzanna Nowak dal titolo Prospects for Gas Exports from Israel, pubblicato dal PISM di Varsavia. E che non a caso in chiusura ventila l’ipotesi di importare in Polonia il GNL israeliano-cipriota Świnoujście. Ammesso che prima o poi lo costruiscano, si intende.

Per un’analisi più lunga e dettagliata del contesto regionale, resta valido il suggerimento di leggere il paper di Simone Tagliapietra dal titolo Towards a New Eastern Mediterranean Energy Corridor?.

Corridoio meridionale del gas alla prova dei fatti

Linkiesta - Corridoio meridionale del gas alla prova dei fattiIl 2013 appena concluso ha rappresentato un anno decisivo per il Corridoio meridionale del gas, il progetto politico immaginato per diversificare le importazioni europee attraverso l’accesso diretto ai produttori del Bacino del Caspio e delle aree limitrofe. Un progetto discusso da oltre un decennio e arrivato alla sua ufficializzazione da parte della Commissione Europea nel 2008, ma – complice la crisi – rimasto in sospeso fino all’anno appena concluso.

Nel mese di giugno è stato finalmente scelto il Trans Adriatic Pipeline (TAP) come tratto finale dell’infrastruttura che porterà il gas azerbaigiano su mercati finali europei. Nel mese di dicembre è poi arrivata l’attesa firma della decisione finale d’investimento relativa alla seconda fase di Shah Deniz, il giacimento da cui sarà materialmente estratto il gas.

Si completa così tutta la catena, dal produttore al consumatore. [continua su Linkiesta…]

La Turchia come hub regionale del gas

Simone Tagliapietra - Turkey as a Regional Natural Gas Hub: Myth or Reality? An Analysis of the Regional Gas Market Outlook, beyond the Mainstream RhetoricLa decisione di costruire TANAP e TAP ha dato finalmente una dimensione concreta al Corridoio meridionale del gas. Per ragioni geografiche, economiche e politiche, il nodo centrale del corridoio non può che essere la Turchia.

Con un mercato in forte crescita e con una posizione geografica all’incrocio tra Caucaso, Iran, Iraq e Bacino del Levante, Ankara rappresenta un partner inevitabile di ogni sviluppo nell’area.

Il governo turco carezza da tempo l’ipotesi di sfruttare questa posizione per diventare un vero e proprio hub del gas, su cui far transitare una quota delle importazioni europee non facilmente sostituibile. Col risultato di diventare un partner sempre più indispensabile per l’UE.

Le prospettive di realizzare questo progetto nel medio termine (5-10 anni) non ci sono, per via delle carenze sul lato dell’offerta. In un orizzonte più lungo, c’è qualche possibilità, ma esistono molte incertezze: dalle reali possibilità di sviluppo delle aree di produzione alla consistenza della domanda europea.

Per approfondire questi temi, segnalo l’ottimo paper di Simone Tagliapietra: Turkey as a Regional Natural Gas Hub: Myth or Reality? An Analysis of the Regional Gas Market Outlook, beyond the Mainstream Rhetoric.