Qualche giorno fa ho visto una puntata di Presa Diretta dedicata allo Sblocca Italia e ai danni ambientali che lo sfruttamento di idrocarburi starebbe producendo nell’area della Val d’Agri in Basilicata.
Personalmente, si tratta di una regione che amo e che ho apprezzato molto turisticamente, soprattutto per i suoi paesaggi poco popolati, i suoi panorami selvaggi, nonché per la bontà della cucina.
Di conseguenza, fa bene il programma a evidenziare il problema dell’impatto ambientale che le attività estrattive e di lavorazione possono generare.
Tuttavia, come altre volete evidenziato, è necessario evitare sensazionalismi e affermazioni basate unicamente sull’emotività, che spesso inducono al rifiuto e all’opposizione totale.
Non ha senso dire che il 70% della Basilicata potrebbe essere coperto di pozzi petroliferi (non si tratta di formazioni shale e quindi i pozzi sarebbero al massimo poche decine sparsi su migliaia di km2). Non ha senso dire che tutto il petrolio italiano ci basterebbe solo per due anni e quindi è inutile che roviniamo il paesaggio per sfruttarlo (agli attuali tassi di sfruttamento ci vorrebbero più di dieci anni per estrarre le sole riserve provate: poi se ne possono trovare ancora altre). Per non parlare del filmato di Ficarra e Picone (due comici che apprezzo), basato puramente sull’emotività e non su dati o ragionamenti bilanciati.
Al contrario, qui come altrove (Ilva, TAP, TAV, ecc.) è necessario un cambio di mentalità. L’attività economica va sostenuta e facilitata. E invece di fare ostruzionismo duro e puro, è meglio pretendere un’applicazione delle norme e un assiduo controllo da parte degli enti preposti, che devono essere dotati delle competenze tecniche e dei requisiti di indipendenza necessari, per poter vigilare, fare attente analisi e sanzionare comportamenti illeciti.
Invece di vietare i pozzi di petrolio, bisogna controllare che questi siano fatti a regola d’arte e rispettino elevati standard di sicurezza!
Insomma, invece di gridare sempre al lupo al lupo come Pierino, bisogna diventare più seri. Questo richiede impegno e costanza, ma certo fa parte di quell’evoluzione necessaria per mantenere l’Italia tra il novero dei paesi avanzati.
Ps: quando dico che alcuni interventi di questa puntata di Presa Diretta come di altri programmi televisivi sono molto emotivi e poco ragionati, mi riferisco soprattutto al fatto che spesso indicano un danno, un costo ambientale o altro senza contestualizzarlo, senza indicare il corrispettivo beneficio o il costo opportunità della scelta alternativa. Ad esempio: 250 milioni di euro di entrate per la Basilicata all’anno con le nuove regole sono oltre 350 euro per ogni lucano all’anno. Oppure: dei 7-8 miliardi di euro di valore del petrolio estratto in Italia l’anno scorso, è parziale dire che solo 400-500 milioni sono rimasti in Italia. Se contiamo gli stipendi dei lavoratori, i dividendi pagati da Eni agli azionisti italiani, ecc. il valore è molto maggiore.
Insomma, bisogna sempre essere molto prudenti quando si fanno analisi costi-benefici.