Le prospettive della domanda di gas in Europa

OIES - The Outlook for Natural Gas Demand in EuropeSegnalo un bel paper di Anouk Honoré dal titolo The Outlook for Natural Gas Demand in Europe, pubblicato dall’Oxford Institute for Energy Studies.

Il lavoro è un’accurata analisi dei consumi finali di gas in Europa, che mette in evidenza la centralità della generazione elettrica sia come fattore di aumento dei consumi tra la fine degli anni Novanta e la metà degli anni Duemila, sia come fattore di rapida contrazione del mercato a partire dalla seconda metà del decennio scorso.

Il paper è molto approfondito e include una sezione dedicata all’analisi del passato, una dedicata alle sfide e allo opportunità nei diversi settori, una dedicata all’evoluzione futura fino al 2030 e infine una dedicata all’analisi (con grafici) delle prospettive di ciascuno dei 35 Paesi europei analizzati. Unico neo, l’assenza di valori relativi all’UE nel suo insieme o delle tabelle disaggregate per Paese.

Secondo l’autrice, il decennio in corso è destinato a essere dominato dagli effetti negativi della crisi, dei sussidi alle rinnovabili e del carbone a basso costo. Nel prossimo decennio ci sarà invece spazio per un recupero di domanda nel termoelettrico, soprattutto in Spagna e marginalmente Francia, Polonia e (forse) Germania.

In Italia, invece, data la bassa domanda attesa, la quota di rinnovabili presente e la ancora alta quota di generazione da gas non lasciano spazio secondo l’autrice a una crescita dei consumi per la generazione, ma solo a un parziale recupero dei volumi persi. Dura ma onesta verità, temo.

Focus sicurezza energetica – Q1 2014

OSP - Focus sicurezza energetica - Q1 2014È stato reso pubblico il focus sulla sicurezza energetica relativo al periodo gennaio/marzo 2014 realizzato per l’Osservatorio di Politica Internazionale (Senato, Camera e MAE).

Il primo capitolo del Focus è dedicato all’analisi del fabbisogno di gas nei principali mercati europei, con specifico riferimento al difficile contesto della generazione termoelettrica da gas e alla composizione dell’approvvigionamento di gas dei principali Paesi europei.

Il secondo capitolo è invece dedicato all’offerta e, nello specifico, alle politiche dei Paesi produttori di gas naturale e dei Paesi di transito dei gasdotti attualmente in funzione o in fase di progettazione/realizzazione. Ai recenti sviluppi del sistema di infrastrutture di trasporto e alle prospettive di realizzazione di nuovi progetti è infine dedicato il terzo capitolo.

Il focus è completato da un approfondimento di Nicolò Rossetto dedicato alla crisi delle utility tradizionali e la sicurezza del sistema elettrico italiano.

Slides – Fattori di rischio geopolitico per la sicurezza energetica nazionale

Fattori di rischio geopolitico per la sicurezza energetica nazionaleSono scaricabili qui le slides relative al mio intervento «Fattori di rischio geopolitico per la sicurezza energetica nazionale», tenuto mercoledì 2 luglio presso la Scuola militare “Nunziatella” di Napoli nelll’ambito della conferenza S«cuola Università, Ricerca, Alta  Formazione:insieme per affrontare le sfde della complessità e delle globalizzazione».

Mercato italiano, la crisi infinita

SRG - Trend dal 2005Sembra senza fine la crisi dei consumi italiani di gas naturale. Si è appena chiuso il secondo trimestre e i dati di SRG relativi ai primi sei mesi del 2014 parlano chiaro: -15% rispetto allo stesso periodo del 2013, con una riduzione dei consumi di 5,5 Gmc.

Il segno meno compare davanti a tutti i settori della domanda. Nel caso dei consumi industriali, la contrazione è modesta: -2%, con un calo di 0,1 Gmc. Crollo verticale invece per i consumi residenziali, che a causa del clima particolarmente mite perdono 3,6 Gmc, ossia -18%.

Un capitolo a parte per i consumi termoelettrici, che stretti tra la crisi economica e i sussidi alle rinnovabili sembrano bloccati in un crisi senza fine. Rispetto al primo semestre 2013 i consumi si sono infatti ridotti di 3,6 Gmc (-17%), ma se si compara il dato con il 2011, i volumi che mancano all’appello salgono a 5,7 Gmc (-42%).

Nei primi sei mesi del 2014 è sparito dal mercato italiano l’equivalente dell’Austria, per avere un paragone europeo. E tanto per restare in tema di Europa, è forse il caso che si inizi a ragionare di più, prima di mettere mano a nuove avventurose politiche energetiche.

L’andamento dei consumi di gas naturale in Italia (primo semestre)

South Stream e la sfida della regolazione europea

Reuters - South Stream, Gazprom e Omv siglano accordo finale per tratto gasdotto AustriaGazprom ha siglato ieri l’accordo per la costruzione della sezione finale del South Stream con gli austriaci di OMV (sì, quelli che fino all’anno scorso erano i talebani del Nabucco…).

Ora è ufficiale: il gas russo diretto in Italia arriverà dunque al Tarvisio passando per Baumgarten anziché per la Slovenia, il principale perdente degli utlimi sviluppi.

Mentre continuano le trattative per definire gli sconti all’Ucraina e la dinamica di rientro dal debito di Naftogaz, il governo russo spinge dunque per la costruzione in tempi rapidi del South Stream, il gasdotto che ridurrebbe al lumicino il potere di ricatto ucraino.

Nei piano di Gazprom, il primo gas dovrebbe arrivare in Bulgaria nel 2015: data ambiziosa, ma tecnicamente possibile. Sebbene la tratta sottomarina sia quella più complessa, i problemi per South Stream iniziano però sulla terraferma.

La Commissione europea sta usando la propria influenza per rallentare la costruzione, come parte della trattativa sugli sconti all’Ucraina. E qualche successo lo sta ottenendo: i lavori in Bulgaria si sono interrotti per ragioni legali, mentre in Serbia sono a rischio perché il Paese è candidato all’ingresso e dunque molto sensibile agli umori della Commissione.

Alla lunga, però, la costruzione dell’infrastruttura non può essere impedita. Diverso invece il discorso per la sua utilizzazione: il terzo pacchetto energia dà alla Commissione la possibilità di impedire le attività di trasporto da parte delle aziende produttrici, come Gazprom. Una possibilità che può essere usata in modo discrezionale, come messo in evidenza da Demostenes Floros.

Probabilmente l’azienda russa forzerà in ogni caso la costruzione, mettendo poi le Istituzioni europee davanti all'(insostenibile) posizione di voler impedire la diversificazione delle rotte di importazione. Col probabile risultato finale di replicare sul South Stream la soluzione adottata per Nord Stream, ossia autorizzare i flussi, ma solo a metà.