Focus sicurezza energetica – Q2 2013

Focus Sicurezza Energetica - Q2 2013È stato reso pubblico il focus sulla sicurezza energetica relativo al periodo luglio/settembre 2013 realizzato per l’Osservatorio di Politica Internazionale (Senato, Camera e MAE).

Il primo capitolo del Focus è dedicato all’analisi del fabbisogno di gas nei principali mercati europei, con specifico riferimento al difficile contesto della generazione termoelettrica da gas e alla composizione dell’approvvigionamento di gas dei principali Paesi europei.

Il secondo capitolo è invece dedicato all’offerta e, nello specifico, alle politiche dei Paesi produttori di gas naturale e dei Paesi di transito dei gasdotti attualmente in funzione o in fase di progettazione/realizzazione. Ai recenti sviluppi del sistema di infrastrutture di trasporto e alle prospettive di realizzazione di nuovi progetti è poi dedicato il terzo capitolo.

Infine è presente un approfondimento di Veronica Venturini dedicato alla Lisbon Stratergy e alla valutazione in itinere del raggiungimento degli obiettivi 20-20-20.

Ecco rischi e priorità della politica energetica italiana

Ecco rischi e priorità della politica energetica italianaFormiche ha pubblicato un estratto a mia firma dal rapporto “La visione strategica della leadership italiana”, a cura dell’Istituto Machiavelli e dell’Ispo, che sarà presentato il 10 dicembre all’Hotel Jumeirah, a Roma.

L’Italia è storicamente un grande importatore di energia. Le poche riserve di combustibili fossili e i limiti tecnologici allo sviluppo delle rinnovabili hanno infatti obbligato gli operatori nazionali a rivolgersi all’estero per soddisfare il crescente fabbisogno energetico che ha caratterizzato l’economia italiana tra il dopoguerra e gli anni Settanta. Dopo la traumatica esperienza dell’autarchia, l’accesso ai mercati internazionali ha così rappresentato un elemento essenziale dello sviluppo economico e sociale del Paese.
Anche nei decenni successivi, caratterizzati da tassi di crescita dei consumi inferiori, il ricorso alle importazioni ha in ogni caso rappresentato l’unico modo per avere accesso a quantitativi sufficienti di energia a prezzi economicamente sostenibili. I consumi energetici sono così potuti crescere in modo quasi ininterrotto fino a metà degli anni Duemila.

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E.ON in uscita dal mercato italiano?

E.ONE.ON starebbe cercando di lasciare il mercato italiano, dismettendo impianti e attività per un controvalore di 3 miliardi.

Si tratterebbe in particolare dell’idroelettrico di Terni (531 MW); della centrale olio-carbone di Fiume Santo (Sassari) (900 MW); delle centrali a gas di Livorno Ferraris (Vercelli) (805 MW), Ostiglia (Mantova) (1.137 MW), Scandale (Crotone) (814 MW), Tavazzano e Montanaso (Lodi) (1.440 MW), Trapani (214 MW); degli impianti da fonti rinnovabili, sia eolici (328 MW) sia fotovoltaici (46 MW); delle attività commerciali (poco meno di un milione di clienti, tra elettricità e gas); della quota nel rigassificatore offshore Olt di Livorno (47%); infine, della quota nel corsozio TAP (9%).

Enel e Eni non sembrano interessati, mentre Edison potrebbe rilevare qualcosa (magari l’idroelettrico di Terni, il pezzo più pregiato). Si tratta in ogni caso di una normale dinamica di riorganizzazione del mercato, che anche qualora si realizzasse non ne rivoluzionerebbe la struttura.

Peraltro, il piano di uscita di E.ON dall’Italia si baserebbe su uno spezzettamento delle attività, cedute a pacchetti a diversi acquirenti, evitando così un processo di concentrazione in mano a un operatore già presente sul mercato. Particolamenre interessante sarebbe poi l’ipotesi alternativa di un ingresso di Gazprom sul mercato italiano, con l’acquisto in blocco di tutte le attività di E.ON.

Probabilmente non se ne farà nulla, visti i chiari di luna (anche per le banche), ma resta un capitolo interessante da seguire, anche perché sarebbe un segnale della scarsa fiducia degli operatori non tanto nel mercato italiano, quanto nelle prospettive di effettiva integrazione del mercato a livello europeo.

Nota: nel coprire la notizia, Repubblica ci regala un finale di pezzo da brivido, a cui ho dedicato un rapido post.

Il mercato del bilanciamento

Così paghiamo le rinnovabili anche quando non servonoSegnalo un interessantissimo contributo di Michele Governatori dal titolo Così paghiamo le rinnovabili anche quando non servono. Si tratta di un pezzo un po’ tecnico, ma molto utile per capire come funzionano i mercati elettrici e quali siano le conseguenze della scelta di integrare sempre più rinnovabili.

Più in generale, il contributo si presta a una riflessione più ampia: la scelta compiuta in questi decenni di affidarsi alla regolazione anziché all’intervento pubblico diretto richiede che i meccanismi di regolazione siano ben compresi dal decisore politico ex ante, in modo da evitare continui interventi e distorsioni (come nel caso del mercato del bilanciamento del gas).

Italia: gas a buon prezzo

Che l’energia sia un input dei processi produttivi e il suo prezzo influenzi la competitività delle industrie è un noto. E che le imprese italiane di tutte le classi di consumo paghino l’elettricità molto più della media europea e dei concorrenti tedeschi è putroppo una realtà consolidata.

Nel caso del gas naturale però il discorso è diverso, stando alle statistiche di Eurostat relative al primo semestre di quest’anno. Perché il gas in Italia costa più della media europea (18%) e delle Germania (20%) per i piccolissimi consumatori industriali (fino a 25.000 mc). Un discorso analogo vale anche per la classe successiva (fino a 250.000 mc).

Se però si considerano le fasce di consumo superiori, la situazione si inverte completamente e si registra un ampio vantaggio competitivo per i medi e grandi consumatori italiani (oltre il 20%).

Da dove nasce questo vantaggio? In parte dal costo del gas e dei servizi, ma solo per le classi di consumo medie e solo rispetto alla Germania. Il vero elemento di vantaggio competitivo per i medi e grandi consumatori industriali italiani è la tassazione, che letteralmente crolla dal 31% per i piccolissimi consumatori al 19% per i medi, al 10% per i grandi e addirittura all’8% per i grandissimi, mentre per i concorrenti europei resta ampiamente sopra il 20%.

Chiamala, se vuoi, politica industriale.

Prezzo del gas per consumatori industriali per classi, tasse escluse (Eurostat, nrg_pc_203)

Prezzo tasse escluse

Prezzo del gas per consumatori industriali per classi, tasse incluse (Eurostat, nrg_pc_203)

Prezzo tasse incluse

Componente fiscale del prezzo finale del gas per consumatori industriali per classi (Eurostat nrg_pc_203)

Tassazione


Per approfondire: il foglio elettronico coi dati e con tutte le elaborazioni.

Rinnovabili e criminalità organizzata

Analisi dei rischi di illegalità e penetrazione della criminalità organizzata nel settore dell'energia eolica in ItaliaLa repentina e ampia diffusione delle rinnovabili negli ultimi anni presenta un aspetto inquietante. Non mi riferisco in questo caso alle cifre dei sussidi, ma alla penetrazione delle organizzazioni criminali nella costruzione degli impianti di generazione da fonti rinnovabili.

Numerose le indagini in corso, concentrate soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno, dove gran parte degli impianti è sorta grazie alle condizioni climatiche molto favorevoli.

A rendere particolarmente forte il rischio di penetrazione criminale è stata paradossalmente l’azione pubblica, che da un lato ha concentrato enormi trasfrerimenti di fondi (nell’ordine di miliardi di euro all’anno) in pochi anni e dall’altro ha aumentato il peso delle amministrazioni locali nei processi autorizzativi .

Le amministrazioni locali, piccole e direttamente esposte all’infiltrazione, sono molto meno efficaci di una struttura centralizzata nel garantire procedure imparziali e impermeabili a interessi criminali. La gravità della situazione – soprattutto nell’eolico – appare evidente considerando le continue inchieste che stanno emergendo in questi mesi.

Per chi volesse approfondire, segnalo l’Analisi dei rischi di illegalità e penetrazione della criminalità organizzata nel settore dell’energia eolica in Italia dell’Osservatorio socio-economico sulla criminalità del CNEL (qui la sintesi). L’indagine è dell’anno scorso e nel frattempo alcune procedure sono cambiate, ma il problema di fondo conserva la sua attualità.