Decreto del Fare (poco o nulla)

Supplemento ordinario n. 50/L alla Gazzetta UfficialeIl decreto del Fare è stato pubblicato venerdì  scorso in Gazzetta Ufficiale, con il nome ufficiale di decreto-legge “Disposizioni urgenti per il rilancio dell’economia” (n. 69 del 21 giugno 2013).

Limitate le misure che riguardano l’energia. A partire dall’ennesimo aumento delle accise su benzina e gasolio per i piccoli consumatori. Poca roba, 75 milioni, ma il solito brutto segnale che il governo non riuscendo a tagliare la spesa continua a sfruttare la rigidità dei consumi energetici per fare cassa.

Aumento della pressione fiscale anche per le imprese del settore, con l’estensione della Robin Tax anche agli operatori più piccoli: tre milioni di fatturato (prima erano dieci) e trecentomila euro di imponibile (prima era un milione). In totale, nuove entrate previste per circa 150 milioni nel 2015 e 75 milioni all’anno dal 2016.

Parte di queste maggiori entrate sarà destinata alla riduzione della componente A2 della bolletta elettrica, quella relativa agli oneri per la messa in sicurezza del nucleare. L’enetità delle riduzioni sarà tuttavia minima: si attende entro sessanta giorni il decreto del Mnistero dell’economia, ma fatti due conti non posso che essere pochi euro all’anno.

Non di risparmi ma di mancati aumenti degli oneri in bolletta si parla nel caso dei biocombustibili liquidi, per il cui uso nella generazione elettrica erano stati previsti 300 milioni, nonostante i grossi dubbi sui reali benefici in termini ambientali. Pericolo scampato, per il momento, e qualche euro in meno in bolletta.

Ultima misura degna di nota il restringimento del perimetro del servizio di tutela. Ora potranno accedervi solo gli utenti residenziali, mentre per quelli commerciali anche di piccole dimensioni si completa il processo di liberalizzazione.

Si sarebbe dunque potuto fare di più, ma restiamo in fiduciosa attesa di provvedimenti organici e più incisivi in tema di energia.

Socar annuncia l’acquisto di Desfa

SOCAR purchases a major stake in Greece natural gas transmission system operator - DESFA S.A.Come anticipato, la compagnia di Stato azerbaigiana Socar ha acquisito il 66% di Desfa, la società che gestisce la rete di trasporto ellenica.

Con un comunicato, Socar annuncia di aver raggiunto un accordo con Hradf, l’agenzia greca delle privatizzazioni. A seguito della rinuncia Gazprom, l’offerta azerbaigiana era l’unica ad essere stata formalizzata: considerando il delicato stato delle privatizzazioni in Grecia, sarebbe stato difficile ipotizzare un mancato accordo con Socar.

Con l’acquisizione di Desfa, Socar imprime una svolta al processo di scelta del gasdotto destinato a trasportare in Ue il gas naturale del Caspio. Solo una delle due infrastrutture in lizza, il Tap, transita per la Grecia e dunque si trova ora notevolmente avvantaggiata rispetto all’alternativa, il Nabucco occidentale.

Si tratta dunque di un’ottima notizia per l’Italia, che potrebbe veder aumentare la propria capacità di importazione di 10 miliardi di metri cubi all’anno entro la fine del decennio, con un aumento della diversificazione delle foniture, della concorrenzialità del mercato e delle possibilità di una più stretta integrazione con gli altri mercati europei..

Fluxys pronta a entrare in TAP

Fluxys signals strong interest to join TAPLa società di reti belga Fluxys ha manifestato pubblicamente il proprio interesse a entrare nel consorzio TAP, qualora il gasdotto fosse scelto come tratto finale dell’infrastruttura destinata a trasportare il gas naturale azerbaigiano sui mercati dell’UE.

Fluxys è attivo su diversi mercati europei: opera l’interconnettore tra la Gran Bretagna e il Belgio e, soprattutto, l’infrastruttura che trasporta il gas del Nord Europa fino al confine italiano (TENP/ Transitgas).

Non operando direttamente sul mercato italiano, l’interesse di Fluxys indica l’esistenza di concrete possibilità che l’Italia diventi il punto di accesso del gas azerbaigiano al mercato europeo. Questo potrebbe avvenire anche sulla base di meccanismi di swap di volumi sui diversi mercati o sui diversi punti della medesima rete.

L’annuncio, venuto a seguito di una trattativa iniziata nel 2012, rappresenta un ulteriore rafforzamento del progetto TAP nella competizione con Nabucco West. Una decisione finale sul progetto è attesa entro l’estate.

Attualmente gli azionisti di TAP sono tre: Axpo (42.5%), Statoil (42.5%) ed E.ON (15%). Se scelto, TAP vedrebbe entrare nel proprio capitale, oltre a Fluxys, anche tre membri del consorzio Shah Deniz: BP, Total e SOCAR. La prospettiva di una diluizione delle quote tra operatori di primo piano del mercato europeo consente una maggiore ripartizione del rischio e quindi rappresenta un elemento di forza per il TAP.

Desfa a Socar, Gazprom rinuncia a DEPA

DESFAGazprom ha rinunciato all’acquisto di DEPA, la società integrata greca di trasporto (tramite DESFA) e distribuzione  del gas naturale in fase di privatizzazione. Nelle scorse settimane era invece apparsa molto probabile un’offerta.

Nonostante la compagnia russa abbia indicato come motivazione l’incerta redditività dell’investimento, appare evidente il ruolo giocato dalla possibile opposizione della Commissione europea all’operazione.

Presentata ufficialmente e accolta positivamente dalle autorità greche è invece l’offerta di Socar, la compagnia statale azerbaigiana, per la sola DESFA, la società che gestisce la rete di trasporto.

L’investimento di Socar in Grecia aumenta considerevolmente le possibilità che a vincere la competizione per il trasporto del gas Azerbaigiano sia il TAP, che attraverserebbe la Grecia prima di arrivare in Italia.

.

Aggiornamento: per il gas azerbaigiano la posizione ufficiale di Baku è la fattibilità dei due gasdotti, ma a quanto pare il TAP sarebbe in vantaggio.

Aggiornamento2: l’offerta di Socar per il 66% Desfa è stata presentata ufficialmente e secondo le procedure: la valutazione ufficiale dell’offerta – l’unica pervenuta a Hradf, l’agenzia greca delle privatizzazioni – e l’approvazione definitiva saranno fatte in occasione della prossima riunione del Board of directors.

Tasse sulle tasse e altre italiche amenità

Pale eoliche e centrali nucleari spente. In bolletta un conto di 230 euroPannelli solari, pale eoliche, centrali a biomasse, fonti «assimilate» (come gli scarti delle raffinerie), centrali nucleari che non ci sono più, mancette da 250 milioni alle FS e (meraviglia!) tasse sulle tasse e tasse sugli oneri pagati allo Sogin (che è dello Stato!) per smantellare le centrali..

Spassoso (se non fosse tristemente vero!) articolo di Sergio Rizzo sul Corriere: Pale eoliche e centrali nucleari spente. In bolletta un conto di 230 euro.

.

Malainformazione, targata RAI

TG2 del 30/05/2013 - edizione delle 20:30Lamentarsi dei giornalisti italiani è una pratica diffusa e non sempre motivata. Ci sono però dei casi in cui la professione è svolta con tanta superficialità da diventare malainformazione (tanto più grave quando è fatta dal servizio pubblico).

Un esempio? TG2, 30 maggio 2013, edizione delle 20:30: Energia, da dove arriva quella che consumiamo.

Servizio breve, ma intenso. Comiciamo bene, scoprendo che i consumi energetici nazionali sono in continuo aumento [dato reale: in calo costante dal 2010]: crisi? Quale crisi? Ma fin qui, dettagli.

L’autore passa poi a snocciolare dati con voce suadente: e che dati! Scopriamo così che l’Italia è dipendente dalle importazioni di petrolio per meno del 50% [dato reale 2012: 92%]: Basilicata o Texas?

E il gas? Non è da meno: la dipendenza negli anni Novanta sarebbe stata del 21% [dato reale: 40% circa], per arrivare oggi al 40% [dato reale 2012: 90%]. Nemmeno annettendo la Libia…

E poi? Arriva il momento dei consumi finali… 47% per il “calore di casa e ambiente” [dato reale “usi civili”: 36%] (Siberia?), il 36% per la fantastica categoria “usi quotidiani e industriali” [mi arrendo, non riesco a escogitare un dato di paragone; comunque, l’industria fa il 24%], per poi chiudere con un bel 17% per trasporti (tutti in bici?) [dato reale: 30%].

Si prosegue con le rinnovabili: si parla di una crescita dal 6,8% del 2008 [dato reale: 8,9%] al 17% al 2020, omettendo però di dire che nel 2012 siamo arrivati già al 15%. Vabbeh.

Ma la perla arriva in chiusura: le bollette energetiche sono tra le più care in Europa? La soluzione è semplice: usare lampadine a minore consumo e, soprattutto, consumare meno acqua. Se lo dice lui…