L’Algeria, l’Italia e le fregate: i danni della debolezza politica

La FREMM Bergamini in cantiereLa sicurezza energetica è fatta – anche – di relazioni bilaterali coi Paesi produttori e di un allargamento della cooperazione economica che stabilizzi i rapporti e vada a beneficio di tutti, compresa l’industria nazionale. Quello che l’Italia non sembra proprio riuscire a fare, nemmeno con l’Algeria, uno dei suoi partner chiave in materie di energia.

Come riportato dalla RID di luglio, il governo algerino ha concluso un accordo da 2,2 miliardi di euro con la Thyssen Krupp per la fornitura di due fregate MEKO A-200, preferite alle FREMM prodotte da Fincantieri. Si tratta di un brutto colpo per l’industria nazionale, arrivato inaspettatamente: le fregate italiane sono migliori, tecnologicamente più avanzate ed erano le preferite dei vertici militari algerini.

E allora perché non sono state scelte? Decisione politica: il governo algerino è risultato sensibile alle pressioni fatte direttamente dal governo tedesco, ancora una volta bravissimo a sostenere la propria industria (e ancora una volta ai nostri danni).

Eppure il rapporto economico dell’Algeria con l’Italia non è da poco: oltre 20 Gmc annui di fornitura, pari (a spanne) a un terzo dei consumi di gas e a un decimo dei consumi di energia primaria italiani. Non briciole, insomma, che peraltro portano nelle casse di algerine quasi 10 miliardi di dollari l’anno, cifra difficilmente comparabile con i 400 milioni di dollari del mercato tedesco. E anche sul fronte dell’import, sulla carta l’Italia è molto più forte: nel 2010, il controvalore delle importazioni algerine dall’Italia è stato di 4,1 miliardi, contro i 2,4 delle importazioni dalla Germania (dati UNCOMTRADE).

Ancora una volta insomma il nostro Paese sconta una debolezza politica che sembra non finire mai. Ad essere danneggiata non è solo la sicurezza energetica del nostro Paese, visto che tutto sommato Sonatrach sarà sempre ben contenta di fare cassa con il gas venduto in Italia, ma è l’economia nazionale nel suo complesso. Ma per capirlo ci vorrebbe prima una classe politica all’altezza.

[crossposting con Epoké]

TAP-Governo: eppur (qualcosa) si muove

Visita Dassù-De Vincenti a Baku, focus su settore energiaDopo il tramonto dell’ITGI, si attendeva qualche segnale di appoggio da parte del Governo al TAP, l’infrastruttura superstite lungo il tracciato sud del corridoio destinato a trasportare il gas azerbaigiano di Shah Deniz II in UE, probabilmente dopo il 2018.

Come riportato dal Velino,  l’8 e 9 luglio i sottosegretari agli Esteri, Marta Dassù, sottosegretario agli Esteri, e Claudio De Vincenti, omologo al MSE, hanno effettuato una missione congiunta a Baku per incontrare i vertici del governo azerbaigiano, incluso il presidente Ilham Aliyev.

Sul tavolo di certo i temi energetici, visto che nel 2011 l’Azerbaigian è stato il primo fornitore di greggio dell’Italia. Importante per la sicurezza energetica italiana è sicuramente anche il fronte del gas naturale, visto che proprio dall’Azerbaigian potrebbe arrivare 10 Gmc di gas all’anno, in grado di aumentare sia la concorrenzialità del mercato finale, sia la resilienza del sistema nazionale di approvvigionamento. Si spera quindi che il Governo di Roma, dopo un lungo sostegno al progetto avversario, l’ITGI, abbia finalmente iniziato a mettere tutto il proprio peso a favore del TAP.

L’Italia ha parecchio da perdere: entro l’anno prossimo, i soci del consorzio di Shah Deniz (BP, Statoil e Socar) dovranno decidere se destinare il gas all’Italia oppure se favorire il Nabucco West e far arrivare il gas azerbaigiano in Austria, con evidenti ricadute negative per i consumatori italiani (un po’ meno per qualche operatore nostrano, ma questo è un altro discorso). Speriamo che il governo si dimostri all’altezza, elezioni permettendo.

BP abbandona SEEP

Azerbaigian-Ue: i tracciati dei gasdotti alternativiSecondo quanto riportato da Reuters e FT, BP avrebbe abbandonato il progetto della South East Europe Pipeline, il gasdotto che avrebbe dovuto portare ai mercati dell’Europa orientale il gas di Shah Deniz II (Azerbaigian), collegandosi al TANAP.

Dopo la decisione di favorire TAP a ITGI lungo l’ipotesi di tracciato meridionale, i membri del consorzio di Shah Deniz (BP, Statoil e Socar) hanno così scelto il progetto finalista per la diramazione settentrionale: sarà Nabucco West, la versione ridotta a 10 Gmc del Nabucco, archiviato nel suo tracciato originale già da qualche mese.

Per l’anno prossimo è invece attesa la decisione su quale dei due tracciati, Nord (Nabucco West verso l’Austria) o Sud (TAP verso l’Italia), sarà infine costruito per il 2018.

La decisione di BP, che avrebbe partecipato direttamente alla costruzione di SEEP, è probabilmente riconducibile al difficile momento finanziario della società, alle prese con le conseguenze economiche delle perdite nel Golfo del Messico e con il tentativo di uscita dal consorzio TNK-BP in Russia.

Per quanto riguarda l’Italia, ora che i finalisti sono stati scelti, è fondamentale che il Ministero delle sviluppo economico, fino ad ora molto vicino al progetto ITGI, prenda atto della situazione e si mobiliti in tutte le sedi per favorire la realizzazione del TAP. L’arrivo del gas azerbaigiano consentirebbe di aumentare la diversificazione delle forniture all’Italia, favorendo la sicurezza energetica nazionale.

MSE – Consumi di gas di maggio

Ministero dello sviluppo economico - Dipartimento per l'EnergiaContinua il momento nero dei consumi di gas naturale in Italia dopo la parentesi positiva di aprile.
Il MSE ha pubblicato i dati dei consumi di gas naturale relativi al mese di maggio 2012, attestatisi a 4,2 Gmc (39 MJ/mc), in calo del 10% rispetto allo stesso mese del 2011. Il calo è dovuto al crollo degli usi per generazione termoelettrica, ridottisi del 23% su base mensile.
A livello aggregato, i consumi complessivi di gas nei primi 5 mesi del 2012 sono calati del 2,1% (a 36,2 Gmc) rispetto allo stesso periodo del 2011.

Energia per l’industria in Italia

Antonio Cardinale e Alessandro Verdelli - Energia per l'industria in ItaliaL’importanza della disponibilità di energia per l’industrializzazione è universalmente riconosciuta, ma il nesso che lega i due fenomeni è più spesso richiamato che non investigato.

Il libro di Cardinale e Verdelli ricostruisce il ruolo dell’energia nello sviluppo del sistema industriale italiano, dagli anni del miracolo economico fino alla metà del decennio scorso. La ricerca analizza sia il lato dell’offerta di energia e delle politiche energetiche collegate, sia il lato del consumo e in particolare il rapporto tra la variabile energetica e lo sviluppo di alcuni settori industriali centrali per l’economia italiana.

Un lavoro di attenta ricostruzione storica, che consente avere una prospettiva più completa dell’impatto che il mondo dell’energia ha sulla più ampia struttura economica e industriale del Paese. Una lettura che aiuta a ricordare la prospettiva di lungo periodo di alcune scelte.


Antonio Cardinale e Alessandro Verdelli
Energia per l’industria in Italia. La variabile energetica dal miracolo economico alla globalizzazione
FrancoAngeli, 2008, 269 pp.
ISBN/EAN:  978-88-464-9264-7
Scheda dell’editore
Servizio bibliotecario nazionale