Italia ed Europa: scenario geo-economico

Società geografica italianaPubblico la presentazione che ho tenuto a Roma qualche giorno nell’ambito del corso in Geopolitica dell’energia organizzato Geopolitica.info.

La presentazione, leggermente modificata rispetto a quella mostrata in aula, raccoglie una serie di dati e di informazioni sul contesto energetico italiano ed europeo, facendo il punto sugli sviluppi negli ultimi anni della politica energetica dell’Unione europea.

Si tratta di un tema piuttosto dibattuto a Bruxelles (meno in Italia), su cui tuttavia non sono ancora chiari gli sviluppi futuri, dati i divergenti interessi nazionali.

Buona lettura!

PS: ringrazio ancora Matteo Verda, cui sono debitore per alcuni grafici e cartine.

I rischi connessi all’approvvigionamento energetico italiano

Rischi globali e rischi regionali nel corso del 2015

L’Osservatorio di politica internazionale (Senato, Camera e MAE) ha pubblicato il rapporto preparato dall’ISPI su Rischi globali e rischi regionali nel corso del 2015. Tra gli scenari globali, si trova anche una sezione dedicata ai rischi connessi all’approvvigionamento energetico italiano, riportata qui di seguito.

“L’approvvigionamento energetico italiano presenta tre profili di rischio relativi alle dinamiche attese per il 2015, legati sia alla stabilità dei flussi di materie prime, sia alle minacce e alla competitività derivanti dai consumi energetici.

Il primo è la possibile destabilizzazione dei due grandi produttori energetici nordafricani, Algeria e Libia, che avrebbe ricadute particolarmente gravi nell’approvvigionamento nazionale di gas naturale. In caso di simultanea interruzione dei flussi, data l’assenza di altre infrastrutture di adduzione nell’area meridionale del nostro paese, l’afflusso di gas nelle regioni del Mezzogiorno presenterebbe notevoli criticità.

Il secondo rischio deriva dal permanere di basse quotazioni petrolifere (inferiori ai 50 dollari al barile) nel corso di tutto l’anno. Per molti paesi produttori, infatti, si tratta di una soglia inferiore a quella minima per mantenere in modo prolungato la stabilità sociale attraverso la spesa pubblica. In caso di destabilizzazione di uno o più dei medi produttori rilevanti, le quotazioni del greggio potrebbero risalire molto rapidamente, con grave danno per la bilancia dei pagamenti e per l’andamento dell’economia nazionale.

Il terzo rischio riguarda la competitività del sistema energetico nazionale, già gravata dalle scelte europee in tema di riduzione delle emissioni e di promozione delle rinnovabili. Se nella Conferenza delle parti di dicembre 2015 non si trovasse a livello globale un accordo ambizioso e universalmente vincolante per la riduzione delle emissioni, l’adozione unilaterale da parte dell’Ue di ulteriori obiettivi per il 2030 rischierebbe di compromettere in modo sempre più grave la competitività delle attività industriali produttive nazionali senza ricadute benefiche significative sul livello delle emissioni mondiali.”

L’Italia: trend attuali e obiettivi al 2020

Rep ItalianaE’ possibile scaricare qui la presentazione proposta la scorsa settimana nell’incontro mensile del gruppo Energia ed ecologia dell’ALDAI a Milano.

Dopo aver presentato l’andamento delle principali variabili energetiche, si mostra come l’Italia stia raggiungendo gli obiettivi previsti dall’Unione europea su rinnovabili, emissioni di gas a effetto serra e consumo di energia primaria. Nel 2013 le rinnovabili hanno infatti coperto oltre il 16% dei consumi finali lordi di energia, mentre le emissioni di CO2 sono calate di circa il 18% rispetto al 1990; i consumi di energia primaria, infine, sono stati solo pochi milioni di tonnellate equivalenti di petrolio superiori al target per il 2020.

Tuttavia, va sottolineato che la buona performance dell’Italia è dovuta in buona parte alla lunga crisi economica (-10% di PIL tra il 2007 e il 2014) e ai generosi sussidi alle fonti rinnovabili, concessi tra il 2009 e il 2013.

Infine, si presenta per sommi capi la Strategia energetica nazionale, presentata dal Governo Monti e nei fatti seguita anche dagli esecutivi successivi, nonché il più recente dibattito sugli obiettivi climatici al 2030 e l’Unione dell’energia.

Buona lettura!

Focus trimestrale sicurezza energetica – Q2 2015

Focus sicurezza energetica 22/2015È stato reso pubblico il focus sulla sicurezza energetica relativo al secondo trimestre del 2015, realizzato per l’Osservatorio di Politica Internazionale (Senato, Camera e MAE).

Dopo un’introduzione dedicata all’analisi del contesto internazionale (inclusa la questione iraniana), il capitolo primo del Focus è dedicato all’analisi dei consumi energetici, con particolare attenzione al gas naturale e al suo approvvigionamento. Questi due capitoli sono realizzati dal sottoscritto.

Il capitolo secondo è invece dedicato all’offerta e, nello specifico, alle politiche dei Paesi produttori di gas naturale e dei Paesi di transito dei gasdotti attualmente in funzione o in fase di progettazione/realizzazione. Ai recenti sviluppi del sistema di infrastrutture di trasporto e alle prospettive di realizzazione di nuovi progetti è poi dedicato il capitolo terzo. Questi due capitoli sono realizzati da Carlo Frappi.

Infine è presente un approfondimento dedicato alle sfide geopolitiche alla sicurezza energetica italiana nell’area del Nord Africa, realizzato da Mirko Lapi.

Tra le questioni affrontate, vi è l’impatto del superamento del regime sanzionatorio contro l’Iran.

La produzione petrolifera (sx) e le riserve provate (dx): primi dieci Paesi al mondo

Un altro tema affrontato è quello degli effetti dell’imminente aumento di offerta di GNL a livello globale.

La capacità di liquefazione di gas, esistente e in costruzione

L’offerta di energia elettrica in Italia

turbina elettricaIl settore elettrico è attualmente al centro dell’attenzione nel dibattito italiano. Pochi giorni fa la Confindustria ha presentato la propria proposta di riforma del mercato, mentre Terna ha pubblicato il consueto rapporto mensile, che conferma l’apparente inversione di luglio nel trend ribassista della domanda elettrica degli ultimi anni.

Per un breve excursus sulla situazione dell’offerta elettrica nel nostro paese, rimando i nostri lettori ad un mio articolo apparso ieri sul portale AgiEnergia.

Le rinnovabili ormai coprono una quota importante della produzione domestica (40-45%), ma come le torride giornate di luglio hanno dimostrato, il ruolo del gas naturale e delle importazioni resta fondamentale per soddisfare il fabbisogno elettrico.

Buona lettura!

Libia: il ruolo delle esportazioni energetiche e l’importanza per l’Italia

Libia, Gentiloni: il negoaziato è alla stretta finaleL’arrivo di un compromesso tra le fazioni libiche non troppo sgradite all’Occidente e alla Lega Araba parrebbe avvicinarsi, anche se restano tante incognite. Prima tra tutte, la possibilità che in sostegno del nuovo governo di unità nazionale possa arrivare una missione internazionale, come da tempo invocato dal governo di Tobruk. Intanto, ieri il Consiglio dell’UE ha dato il via libera alla seconda fase della missione navale nel Mediterraneo, che ora agirà fino al limite delle acque territoriali libiche.

Qualunque sviluppo arriverà nei prossimi mesi, il caos libico sembra destinato a continuare ancora a lungo. Intanto, l’Italia resta naturalmente in prima fila tra i Paesi più interessati a una stabilizzazione della Libia, non solo per bloccare i flussi immigratori ma anche per garantire la stabilità dei flussi energetici dal Paese nordafricano.

Guardando al ruolo della Libia nell’approvvigionamento energetico nazionale negli ultimi anni, emergono due fatti rilevanti. Il primo è che il gas e il petrolio libico sono importanti, ma non fondamentali per la sicurezza energetica italiana.

Quota della Libia sul totale delle importazioni italiane

Nel 2008, i flussi dalla Libia sono arrivate a rappresentare il 30% (24,5 Mt) del greggio importato e il 13% (9,6 Gmc) del gas importato in Italia. Con lo scoppio della guerra civile, i flussi dalla Libia sono crollati, senza tuttavia conseguenze rilevanti per gli approvvigionamenti italiani. Nel caso del petrolio, per via dell’esistenza di un mercato globale liquido, mentre nel caso del gas per via dell’esistenza di un sistema di importazione ampio e diversificato.

Il secondo fatto rilevante è che i flussi dalla Libia sono continuati in modo notevolmente stabile anche nell’epoca post-Gheddafi, nonostante la guerra civile. In particolare, il gas naturale ha ripreso a fluire (oscillando su base stagionale) a circa due terzi della capacità massima del gasdotto Green Stream, ossia a un ritmo di circa 500 Mmc al mese. A riprova del fatto che i giacimenti – Mellitah è offshore, ma gli impianti sono sulla costa – e le infrastrutture di trasporto sono stati adeguatamente protetti anche nel vuoto di potere formale della Libia post-Gheddafi.

Andamento delle importazioni mensili di gas dalla Libia

Che le infrastrutture energetiche siano ancora tutto sommato integre dopo quattro anni di guerra non deve stupire: le esportazioni di idrocarburi rappresentano infatti l’unica fonte di liquidità legale ancora in piedi per l’economia libica. Le esportazioni di petrolio vanno avanti essenzialmente dai terminali della parte orientale del Paese, sotto controllo del governo di Tobruk. Le esportazioni di gas avvengono invece esclusivamente dal gasdotto verso l’Italia ubicato nella parte occidentale, sotto il controllo del governo di Tripoli. Le rendite derivanti dalle esportazioni confluiscono, tutte insieme, nei conti nella Banca centrale libica, che poi le smista alle diverse fazioni che controllano le differenti regioni del Paese.

Controvalore delle importazioni italiane dalla Libia

Il danneggiamento di alcune infrastrutture di produzione ed esportazione petrolifera ha ridotto le esportazioni di greggio, aumentando l’importanza relativa delle esportazioni di gas, più stabili in controvalore e in volumi. Tuttavia il petrolio, esportato non solo in Italia, resta la fonte principale di finanziamento di tutte le fazioni impegnate nella guerra civile.

Controvalore delle importazioni petrolifere dalla Libia

Il valore totale delle rendite da esportazione petrolifera è stato anche influenzato profondamente dall’andamento delle quotazioni petrolifere. In particolare, nell’ultimo anno il crollo dei prezzi del greggio si è sommato alla riduzione dei volumi riducendo la nuova liquidità disponibile per la Banca centrale libica, costretta ad attingere anche alle riserve. Una tendenza che potrebbe continuare nei prossimi anni, data la possibile perdurante debolezza dei prezzi del greggio e la consistenza delle riserve finanziarie (76,6 miliardi di dollari a fine 2014) .

Controvalore delle importazioni petrolifere dalla Libia e prezzo del greggio

Nel complesso, l’esposizione della sicurezza italiana rispetto a un rischio di interruzione dei flussi dalla Libia è tutto sommato contenuta (sempre ammesso che le esportazioni di gas dall’Algeria attraverso la Tunisia restino stabili). Viceversa, l’importanza dell’accesso al mercato italiano per le diverse fazioni al potere in Libia continua a crescere, anche considerando che attualmente l’altra forma di finanziamento oltre agli idrocarburi è quella derivante dal transito dei migranti. Un’attività che nei prossimi mesi, tra inverno incipiente e missione EUnavfor Med, è con ogni probabilità destinata a conoscere una contrazione.

PS: qui il file excel coi dati relativi alle importazioni petrolifere dalla Libia dal 1995 al 2014, divise per Paese.