Mia intervista su mercati petroliferi e geopolitica, realizzata da Francesco Russo per AgiEnergia.
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Mia intervista su mercati petroliferi e geopolitica, realizzata da Francesco Russo per AgiEnergia.
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Il mondo cambia e a volte perfino gli Stati Uniti si devono adattare. La Energy Information Administration (EIA) ha annunciato che abbandonerà il Western Texas Intermediate (WTI) come prezzo di riferimento per le sue analisi e previsioni, in favore dell’europeissimo Brent (Reuters).
La decisione è stata presa perché il prezzo del WTI è penalizzato dal fatto formarsi a Cushing (Oklahoma), dove l’assenza di un’adeguata capacità di trasporto ha finito col distorcere le quotazioni.
La scelta dell’EIA segue una migrazione già avvenuta negli anni passati da parte di molte grandi aziende, finanziarie e non, verso le quotazioni del Brent, che è diventato sempre più liquido e più affidabile come punto di riferimento per tutti gli operatori mondiali.
La scelta in realtà non avrà conseguenze di rilievo per l’economia statunitense, trattandosi di un cambio solo di un’unità di riferimento. Si tratta sopratttutto di un cambio simbolico, che per una volta vede l’Europa ancora al centro del mondo.
Energy sector has a pivotal role for the economy and the political system of the Russian Federation.Oil and gas industry provides a quarter of the GDP, two thirds of the exports and half of the budget income. As a result, Russian economy and Government expenditures rely on high oil price. A sudden drop would bring to a deep economic crisis, with unpredictable consequences.
Oil and gas companies played also a political role in during the last decade. Putin strategy included a strong reaffirmation of the Government’s control over the main energy companies. In order to cope with the current and future challenges, Russian leadership needs to promote a multi-level diversification, which could lead to a more stable and resilient economic and political system.
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La mia analisi dal titolo Russian Oil and Gas Sector: Political and Economic Prospects all’interno dell’ISPI Study The Economic Challenges of Current Russia.
A dieci anni dall’invasione statunitense, l’edizione 2012 del World Energy Outlook della IEA ha dedicato particolare attenzione al caso dell’Iraq. Il Paese sta affrontando una difficile ricostruzione in un contesto mediorientale sempre più instabile, ma può contare su riserve di idrocarburi con pochi paragoni nel mondo: 150 miliardi di barili di petrolio, che fanno dell’Iraq il quinto paese al mondo per riserve provate, con quasi il 9% del totale. A queste si aggiungono riserve di gas naturale pari a 3.400 miliardi di metri cubi (Gmc), pari all’1,5% del totale mondiale.
[il mio articolo prosegue su AgiEnegia.it]
Slides relative alla relazione Le risorse energetiche africane, i mercati internazionali e la sicurezza energetica europea, presentata il 20 novembre 2012 durante la conferenza Le relazioni tra Africa sub-sahariana e Unione Europea: sicurezza internazionale e lotta alla povertà, presso il Centro dipartimentale di studi storici e politici su Africa e Medio Oriente dell’Università di Bologna.
Come consueto, la IEA ha pubblicato l’edizione annuale del World Energy Outlook.
Al centro dell’edizione 2012, l’efficienza energetica. Lo scenario di punta proposto quest’anno è infatti quello chiamato “Mondo efficiente” ed è destinato a mettere in evidenza i benefici di strategie di aumento dell’efficienza di tutti i consumi finali, sottolineando il ruolo chiave dei decisori politici.
Sul fronte dei consumi petroliferi, il futuro è sempre più asiatico, soprattutto per l’aumento dei consumi per il trasporto su gomma. Sul lato dell’offerta, occhi puntati sull’Iraq, che se manterrà un minimo di stabilità politica potrà puntare a livelli di produzione quasi sauditi (6 milioni di barili nel 2020 e addirittura 8 nel 2035) e 200 miliardi di dollari all’anno di rendite.
Sul fronte gas, si confermano le attese per il boom asiatico, consumi in ascesa da 130 Gmc nel 2011 a 545 Gmc nel 2035. Bene anche il mercato americano, grazie al non convenzionale. Per l’Europa, stagnazione anche in questo campo: ci vorranno 10 anni prima di tornare ai livelli del 2010. Un segnale molto chiaro circa la (poca) necessità di nuovi grandi investimenti infrastrutturali nel breve periodo (come il South Stream).
A completare il quadro, futuro abbastanza e molto positivo per carbone e rinnovabili, nubi all’orizzonte per il nucleare.
Interessante la riflessione proposta sulla crescente importanza dell’acqua nel settore energetico. Arischio sono soprattutto la produzione di gas da argille e la generazione elettrica in alcune zone degli Stati Uniti e della Cina.