Sono disponibili qui le slides relative alla lezione «Geopolitics of energy», tenuta venerdì 24 aprile presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, nell’ambito del master in Human Rights and Conflict Management.
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Sono disponibili qui le slides relative alla lezione «Geopolitics of energy», tenuta venerdì 24 aprile presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, nell’ambito del master in Human Rights and Conflict Management.
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Mancano ancora molti dettagli, ma l’accordo con l’Iran include un progressivo superamento delle sanzioni, alcune delle quali sono in vigore dal 1979. In cambio di un rallentamento del programma nucleare e dell’accettazione di maggiori controlli internazionali, il governo di Teheran ha ottenuto di poter progressivamente riacquisire una posizione “normale” all’interno del sistema internazionale.
Le ricadute geopolitiche attese a livello regionale sono enormi, ma senza dubbio l’aspetto più rilevante dalla prospettiva italiana è quello energetico. L’Iran, sulla carta, è infatti potenzialmente uno dei più grandi produttori (ed esportatori) di gas e petrolio a livello globale. Le riserve provate iraniane ammontano infatti a 157 miliardi di barili di petrolio e quasi 34.000 miliardi di metri cubi di gas, rispettivamente il 10% e il 17% del totale mondiale.
A questo potenziale corrisponde però una capacità produttiva limitata. Anche quando saranno completamente superate le sanzioni, l’esportazione petrolifera iraniana è destinata nel breve periodo a crescere di poco più di un milione di barili al giorno (0,8 secondo l’Economist), ossia i volumi persi dopo le sanzioni europee del 2012.
L’impatto sui mercati mondiali sarebbe quantomeno marginale, simile a quello dell’instabilità in Libia. Per tradurre le riserve petrolifere in capacità produttiva di rilevanza sistemica (ossia, oltre i 5 Mbbl/g) sarebbero necessarie parecchie decine di miliardi di dollari di investimenti. Tuttavia, anche al netto delle questioni di politica internazionale, l’Iran ha una legislazione particolarmente punitiva nei confronti degli investimenti internazionali nel settore petrolifero e difficilmente si avranno molti operatori pronti a scommettere sul Paese. A maggior ragione date le quotazioni attuali.
Nel caso del gas naturale, i problemi sono ancora più grandi. Attualmente, l’Iran è un importatore netto di gas: quel che arriva dal Turkmenistan è più di quello che va in Turchia. La domanda interna è raddoppiata nell’ultimo decennio, arrivando a superare i 170 Gmc nel 2013 (più di Italia e Germania insieme). Per alimentare esportazioni significative, anche in questo caso serviranno tempo, tecnologie e molti capitali. E anche un po’ di diplomazia, nel caso del maxi-giacimento di South Pars/North Dome, conteso tra Iran e Qatar.
Inoltre, per arrivare ai mercati internazionali, servono infrastrutture grandi e costose. Per il momento il gas naturale liquefatto, sul modello del Qatar, è un’opzione troppo cara e soprattutto tecnologicamente sofisticata, ossia dipendente dagli investimenti esteri.
Un’ipotesi di gasdotto, magari verso l’UE come ipotizza la Commissione europea da anni, dovrebbe invece scontarsi sia coi costi elevati (migliaia di km solo per arrivare in Turchia), sia con il fatto che i tubi dovrebbero attraversare alcune delle aree più instabili del mondo. E questo senza considerare la debolezza di lungo periodo della domanda europea.
Nel complesso, anche se le sanzioni saranno eliminate con una tempistica relativamente stretta, l’impatto atteso sui mercati internazionali – e dunque indirettamente sull’Italia – è destinato a rimanere limitato nel corso dell’attuale decennio.
Per quanto riguarda un orizzonte temporale di più lungo periodo, l’impatto del potenziale iraniano sui mercati internazionali dipenderà dall’esito delle riforme interne al Paese e dalla capacità di offrire garanzie di affidabilità agli investitori internazionali.
In cima alla lista si trovano sicuramente gli operatori cinesi, sempre più dipendenti dalle attività all’estero per soddisfare la domanda dell’economia di Pechino. Chissà – ma è giusto un guess – che l’Iran non possa essere in futuro uno dei terreni su cui testare il funzionamento della nascente Asian Infrastructure Investment Bank.
Sono scaricabili qui le slides relative alla lezione «La geopolitica dell’energia nel confronto Russia-UE» e qui quelle relative, molto sintetiche, relative alla lezione «La Russia e l’UE nel Medio Oriente allargato».
Le lezioni erano parte del corso La Russia, l’Unione Europea e la crisi ucraina, svolto nell’ambito della Winter School dell’ISPI.
Sono scaricabili qui le slides relative al seminario «Global Challenges: le sfide energetiche a livello globale», tenuto venerdì 20 marzo a Palermo nell’ambito del Diploma in politica internazionale, organizzato da ISPI e Fondazione Sicilia.
Qualche giorno fa ho visto una puntata di Presa Diretta dedicata allo Sblocca Italia e ai danni ambientali che lo sfruttamento di idrocarburi starebbe producendo nell’area della Val d’Agri in Basilicata.
Personalmente, si tratta di una regione che amo e che ho apprezzato molto turisticamente, soprattutto per i suoi paesaggi poco popolati, i suoi panorami selvaggi, nonché per la bontà della cucina.
Di conseguenza, fa bene il programma a evidenziare il problema dell’impatto ambientale che le attività estrattive e di lavorazione possono generare.
Tuttavia, come altre volete evidenziato, è necessario evitare sensazionalismi e affermazioni basate unicamente sull’emotività, che spesso inducono al rifiuto e all’opposizione totale.
Non ha senso dire che il 70% della Basilicata potrebbe essere coperto di pozzi petroliferi (non si tratta di formazioni shale e quindi i pozzi sarebbero al massimo poche decine sparsi su migliaia di km2). Non ha senso dire che tutto il petrolio italiano ci basterebbe solo per due anni e quindi è inutile che roviniamo il paesaggio per sfruttarlo (agli attuali tassi di sfruttamento ci vorrebbero più di dieci anni per estrarre le sole riserve provate: poi se ne possono trovare ancora altre). Per non parlare del filmato di Ficarra e Picone (due comici che apprezzo), basato puramente sull’emotività e non su dati o ragionamenti bilanciati.
Al contrario, qui come altrove (Ilva, TAP, TAV, ecc.) è necessario un cambio di mentalità. L’attività economica va sostenuta e facilitata. E invece di fare ostruzionismo duro e puro, è meglio pretendere un’applicazione delle norme e un assiduo controllo da parte degli enti preposti, che devono essere dotati delle competenze tecniche e dei requisiti di indipendenza necessari, per poter vigilare, fare attente analisi e sanzionare comportamenti illeciti.
Invece di vietare i pozzi di petrolio, bisogna controllare che questi siano fatti a regola d’arte e rispettino elevati standard di sicurezza!
Insomma, invece di gridare sempre al lupo al lupo come Pierino, bisogna diventare più seri. Questo richiede impegno e costanza, ma certo fa parte di quell’evoluzione necessaria per mantenere l’Italia tra il novero dei paesi avanzati.
Ps: quando dico che alcuni interventi di questa puntata di Presa Diretta come di altri programmi televisivi sono molto emotivi e poco ragionati, mi riferisco soprattutto al fatto che spesso indicano un danno, un costo ambientale o altro senza contestualizzarlo, senza indicare il corrispettivo beneficio o il costo opportunità della scelta alternativa. Ad esempio: 250 milioni di euro di entrate per la Basilicata all’anno con le nuove regole sono oltre 350 euro per ogni lucano all’anno. Oppure: dei 7-8 miliardi di euro di valore del petrolio estratto in Italia l’anno scorso, è parziale dire che solo 400-500 milioni sono rimasti in Italia. Se contiamo gli stipendi dei lavoratori, i dividendi pagati da Eni agli azionisti italiani, ecc. il valore è molto maggiore.
Insomma, bisogna sempre essere molto prudenti quando si fanno analisi costi-benefici.
Per gentile concessione di Antonio Sileo, sono disponibili qui le slides relative al suo intervento dal titolo «Geopolitica e trasporto di energia, ovvero come può il commercio aiutare a conoscersi e allontanare le guerre», tenuto il 19 febbraio presso il Dipartimento di Economia dell’Università di Padova.круглосуточные займы на карту без проверок