Interdipendenza energetica e potere

Joseph Nye - La nuova sfida dell'indipendenza energeticaAnalisi di Joseph Nye, che sotto un’etichetta molto americana (e rozza, l’indipendenza energetica) mette in fila qualche riga di buonsenso sul rapporto tra non convenzionale e politica internazionale.

Resta qualche dubbio sul gas (e sull’apologia di Nixon), ma sul petrolio sottoscrivo. Nessun dubbio invece sul fatto che La Stampa resti il quotidiano generalista italiano più serio in circolazione.

Geopolitica dell’energia – Consumi e dipendenza

Matteo Verda – Consumi di energia primaria e livello di dipendenza delle principali economie (dati BP)Le grandi economie mondiali sono caratterizzate da consumi e da livelli di dipendenza dalle importazioni eterogenei, con implicazioni di sicurezza energetica piuttosto diverse.

Secondo di dati riportati dal BP Statistical review of world energy 2012, nel 2011 il consumo di energia primaria mondiale è stato di 12.275 Mtep. La Cina è stata il primo consumatore mondiale (2.613 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio consumate), seguita da USA (2.269 Mtpe), UE (1.691 Mtep), Russisa (686 Mtep), India (559 Mtep), Giappone (478 Mtpe), Brasile (267 Mtpe).

La quota combinata di USA e UE è stata del 36%, in forte diminuzione rispetto a dieci anni prima, quando era stata del 43%. Parallelamente, i consumi cinesi sono più che raddoppiati e la loro quota sul totale mondiale è passata dall’11% al 21%, a testimoniare la veloce redistribuzione geografica dell’attività manifatturiera ed economica in generale.

Per quanto concerne il livello di dipendenza, inteso come il contributo delle materie prime energetiche importate sul totale del consumo di energia primaria, la graduatoria vede invece al primo posto il Giappone (87%), UE (56%), India (37%), USA (20%), Brasile (10%), Cina (6%). Tra le grandi economie mondiali, l’unico paese esportatore è la Russia, che nel 2011 ha ceduto sui mercati internazionali 606 Mtep, pari al 47% di quanto prodotto (e all’88% di quanto consumato internamente).

Il dato del livello di dipendenza dalle importazioni rappresenta un possibile punto di partenza per analizzare la sicurezza energetica di un Paese, ma deve essere completato dal dato relativo alla composizione del paniere energetico e dalla struttura dell’approvvigionamento energetico. Questi temi saranno affrontati in un altro post.

Per approfondire: database.

Il mercato che verrà. Liberalizzazioni, sicurezza energetica e politica europea

ISPI - Palazzo Clerici - MilanoDomani giovedì 17 Maggio presso l’ISPI- Istituto per gli Studi di Politica Internazionale di Milano (Palazzo Clerici – via Clerici, 5) si terrà un seminario di ricerca dal titolo “Il mercato che verrà. Liberalizzazioni, sicurezza energetica e politica europea”, dalle 15.00 alle 17.00.
I lavori prenderanno spunto dal volume di Matteo Verda “Una politica a tutto gas. Sicurezza energetica europea e relazioni internazionali” (Università Bocconi Editore, 2011). Oltre all’autore, interverranno anche Massimo Nicolazzi, CEO di Centrex Europe, e Evgeny Utkin, analista e redattore di QuotidianoEnergia.

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Aggiornamento – Le slides della presentazione.

Che cos’è la sicurezza energetica?

[…] In Europa la sicurezza energetica è generalmente – e unilateralmente – definita come la disponibilità di energia a prezzi ragionevoli. Questa definizione si compone di due aspetti ben distinti, anche se interdipendenti. Il primo è quello dell’affidabilità (reliability) del flusso di materie prime, che dipende dall’accessibilità dei giacimenti e dal funzionamento delle infrastrutture di trasporto. Il secondo aspetto, decisamente più sfumato, è quello della ragionevolezza economica (affordability), cioè la garanzia che i prezzi non varino eccessivamente o in modo imprevedibile, mandando in crisi le economie coinvolte. […]

(Che cos’è la sicurezza energetica? – AgiEnergia.it)