Focus sicurezza energetica – Q4 2013

Osservatorio di Politica Internazionale - Focus sicurezza energetica - Q4 2013È stato reso pubblico il focus sulla sicurezza energetica relativo al periodo ottobre/dicembre 2013 realizzato per l’Osservatorio di Politica Internazionale (Senato, Camera e MAE).

Il primo capitolo del Focus è dedicato all’analisi del fabbisogno di gas nei principali mercati europei, con specifico riferimento al difficile contesto della generazione termoelettrica da gas e alla composizione dell’approvvigionamento di gas dei principali Paesi europei.

Il secondo capitolo è invece dedicato all’offerta e, nello specifico, alle politiche dei Paesi produttori di gas naturale e dei Paesi di transito dei gasdotti attualmente in funzione o in fase di progettazione/realizzazione. Ai recenti sviluppi del sistema di infrastrutture di trasporto e alle prospettive di realizzazione di nuovi progetti è poi dedicato il terzo capitolo.

Il focus è completato da due approfondimenti del sottoscritto dedicati rispettivamente al TAP e al South Stream.

South Stream: firmato il contratto per i tubi

South Stream - EUROPIPE, United Metallurgical Company and Severstal to supply pipes for first line of South Stream’s offshore sectionQuesta volta il passo avanti sembra sostanziale. Il consorzio South Stream ha firmato ieri un accordo per la fornitura di 75.000 tubi da 12 metri, sufficienti a completare la prima linea sottomarina del gasdotto.

I fornitori saranno la tedesca EUROPIPE (50% del totale), e le russe United Metallurgical Company (35%) e Severstal (15%). Il valore della commessa è di circa 1 miliardo di euro.

A differenza della firma dell’opzione per lo spazio di stoccaggio, l’accordo di ieri sembra essere un passo avanti molto più significativo. Il testo dei comunicati è infatti concorde nell’indicare contratti definitivi e non opzioni.

I dettagli dell’accordo non sono noti e quindi potrebbero in teoria includere clausole di varia natura sulla tempistica e su eventuali condizioni di sospensione. Tuttavia, soprattutto dato il coinvolgimeto di EUROPIPE, è difficile immaginare che l’ordine dei tubi sia un bluff.

Anche perché l’azienda tedesca ha già annunciato l’impiego diretto di 700 addetti, più l’indotto. In caso di contenzioso con l’UE sul regime autorizzativo di South Stream, l’interesse del governo tedesco a schierarsi al fianco dei russi è sostanziale.

Nel complesso, dunque, anche se restano forti dubbi sull’economicità dell’investimento rispetto alle alternative, sembra che il passo avanti sia reale e che siano in netto aumento le probabilità che il South Stream diventi una realtà industriale già nel corso di questo decennio.

ps: ora manca giusto l’indicazione di chi poserà i tubi… e Saipem è in prima fila.

South Stream: pre-accordo per lo stoccaggio dei tubi

South Stream - South Stream Transport signed an option agreement for the storage and handling of pipe segments with the Port of Varna and the Port of BurgasIl consorzio South Stream ha annunciato in una nota l’individuazione di tre siti portuali di stoccaggio per i tubi da posare sul fondale. Si tratta del porto di Burgas e dei due porti (est e ovest) di Varna, tutti sulle coste bulgare.

I siti di stoccaggio potrebbero accogliere i 75.000 segmenti di tubo necessari a realizzare le quattro linee previste per il gasdotto. L’orizzonte temporale previsto è 4-6 anni, a decorrere da quest’anno.

Si tratta di un ulteriore passo avanti, dopo il recente annuncio della creazione di un tavolo di lavoro Russia-Ue per superare i problemi relativi al regime autorizzativo del gasdotto.

Analizzando il testo del comunicato, tuttavia, emerge come l’accordo sia semplicemente un option agreement, le aree di stoccaggio siano state solamente identificate e, in generale, «the ports may be used for marshalling yards and related logistics».

Insomma, potrebbe trattarsi di un passo avanti reale ma anche solamente di un altro tassello della strategia comunicativa di Gazprom volta a creare un’impressione diffusa di avanzamento dei lavori più veloce del reale. Tutte e due le ipotesi sono al momento plausibili.

South Stream: pezzi in transito da Marghera?

Imbarcati i primi pezzi del gasdotto Russia-EuropaSecondo quanto comunicato dall’Autorità portuale di Venezia e riportato da fonti stampa, a inizio dicembre sono transitate dalle banchine di Porto Marghera alcune grandi componenti destinate alla costruzione del gasdotto South Stream.

L’attrezzatura era in arrivo dalla Germania e non sono stati forniti dettagli tecnici. Si può tuttavia ipotizzare che si tratti di componenti per la parte onshore del gasdotto, probabilmente in territorio russo.

Negli ultimi mesi Gazprom sta dando continui segnali di acceleramento nelle attività di realizzazione dell’infrastruttura. Restano però tanti dubbi sia sui fondamentali economici del progetto, sia sull’evoluzione della situazione ucraina e sulle conseguenze per Gazprom.

Sebbene sia innegabile che qualcosa si stia muovendo, la notizia del transito di componenti è compatibile sia con l’ipotesi che servano alla costruzione di South Stream, sia con l’ipotesi che siano in realtà destinate ad altre infrastrutture (secondo un piano previsto fin dall’inizio oppure a causa del mutato contesto).

Non resta che monitorare l’evoluzione del progetto: il 2014 potrebbe essere un anno di importanti decisioni, tra cui quella di non decidere.

South Stream: un pressing sull’Ucraina?

South Stream Transport signs Gas Transmission AgreementContinua il pressing mediatico di Gazprom per accreditare la costruzione di South Stream. Mercoledì è stata diffusa la notizia di un importante accordo tra Gazprom Export e South Stream Transport.

La comunicazione ufficiale naturalmente non riporta alcun dettaglio né sulla natura dell’accordo né sugli impegni esattamente presi dalle parti. In altre parole, difficile capire se oltre al comunicato stampa ci sia davvero qualcosa di rilevante, anche perché in ultima analisi si tratta sempre di società che fanno riferimento a Gazprom.

Il pressing mediatico resta in ogni caso notevole, come dimostrato dal roadshow organizzato in giro per l’Europa da Natural Gas Europe col titolo di Gas Dialogues (dopo l’appuntamento di Milano la settimana scorsa, il prossimo è a Lubiana, il 24 ottobre).

Gli annunci di Gazprom si stanno facendo particolarmente ambiziosi: 2015 inizio della costruzione, 2017 funzionamento a regime; 63 Gmc all’anno, di cui oltre 31 all’Italia, ossia 8 Gmc più della media degli anni scorsi. Credibile solo se la riduzione dei flussi dall’Algeria fosse strutturale: cosa molto improbabile, visti tra l’altro gli investimenti di Eni nel Paese.

La difficile situazione del mercato europeo e le previsioni di recupero reale solo nel medio periodo non permettono di vedere un mercato per il gas in più di South Stream, soprattutto considerando che il Nord Stream non è usato nemmeno per quella metà di capacità (27,5 Gmc/a) che la normativa europea lascia a Gazprom.

A meno di non chiudere i gasdotti attraverso l’Ucraina e dunque usare South Stream come tracciato totalmente sostitutivo invece che come capacità addizionale. E qui emerge una possibile spiegazione dell’accelerazione mediatica russa: fare pressione su Kiev.

A novembre a Vilnius si terrà il terzo summit sul Partenariato Orientale UE e la Russia sta combattendo per attrarre l’Ucraina verso la propria orbita (obiettivo appena raggiunto con l’Armenia, che ha rinunciato ai nuovi accordi con l’UE; per l’Ucraina non ci sono accordi pronti da firmare, ma le trattativa procedono).

Far credere all’Ucraina – e a Naftogaz, che a Gazprom deve parecchi miliardi di dollari – che South Stream sia una realtà industriale pronta davvero a partire potrebbe rivelarsi un’ottima arma contrattuale, magari per convincere il governo di Kiev a raffreddare i rapporti con l’UE e magari a cedere una quota della rete (e di Naftogaz) a Gazprom.

South Stream: retirement of a pipeline?

South Stream: evolution of a pipelineNon è andata molto bene a Natural Gas Europe, che ieri ha organizzato ieri a Milano una confererenza dal titolo South Stream: evolution of a pipeline.

Come detto, tra gli ospiti nel programma, tanti nomi italiani che contano: da Paolo Scaroni (ad Eni) a Maurizio Lupi (Ministro delle infrastrutture), da Roberto Maroni (Presidente della Lombardia) a Gianni Pittella (vice-presidente del Parlamento Europeo). Peccato che non si sia presentato nessuno, lasciando i russi (di alto profilo, peraltro) a parlare da soli.

Un bel segnale sul fatto che appaia sempre più evidente il bluff del gasdotto da 60 miliardi di metri cubi e oltre 17 miliardi di dollari di investimenti (ufficiali, in realtà molti di più, contando l’adeguamento della rete russa), la cui costruzione è annunciata dal 2015 e il funzionamento dal 2017. Troppo gas e troppo caro per un mercato in difficoltà come quello europeo.

South Stream è nel complesso un investimento posticipabile (se non del tutto evitabile), il cui senso era principalmente strategico, ossia porre sul tavolo un’alternativa al Nabucco originale, quello che avrebbe dovuto portare decine di miliardi di metri cubi mediorientali in Europa e che si è spento lungo la strada negli ultimi anni.

Sempre più attori sembrano non voler più reggere il gioco, soprattutto dopo che la decisione di costruire il TAP ha tolto dal tavolo anche le ultime vestigia del nome Nabucco. Obiettivo raggiunto, dunque, per il tubo di carta del Cremlino.