Il gas iraniano dovrà attendere

Iran’s gas exports: can past failure become future success?Come sarebbe il mercato mondiale del gas con una Russia in più? Questa è la domanda da porsi guardando al settore energetico iraniano: 36.000 miliardi di metri cubi di riserve (18% del totale) praticamente assenti dal mercato a causa dell’isolamento del Paese.

A poco valgono gli annunci del ministro del petrolio Rostam Qasem circa gli sviluppi autarchici dell’industria iraniana. Nonostante le potenzialità, occorreranno diversi decenni prima che l’Iran possa essere un attore rilevante del mercato del gas mondiale. A spiegarne bene le ragioni è un paper per lo IES di David Ramin Jalilvand, Iran’s gas exports: can past failure become future success?.

Il lavoro ricostruisce bene la situazione iraniana e descrive i fattori che ostacolano lo sviluppo del settore gas nel Paese: la politica economica frammentata che rende difficile definire le priorità di investimento, i forti sussidi ai consumi interni (il gas è usato anche per il trasporto) che rendono molto impopolare ogni misura di razionalizzazione, la chiusura agli operatori internazionali, un processo politico caotico che rende difficile individuare e implementare strategie di esportazione.

Nonostante le difficoltà, le esportazioni di gas nel prossimo decennio potrebbero aumentare, ma occorrerà molto tempo prima che gli effetti raggiungano i mercati internazionali. Jalilvand giudica infatti molto improbabile che l’Iran possa diventare un grande esportatore (oltre 50 Gmc all’anno) prima degli anni 2030.

Nondimeno, è possibile che alcuni piani di sviluppo si concretizzino per la metà del prossimo decennio. In particolare, potrebbero aumentare le esportazioni verso la Turchia ( a 10 Gmc/a), l’Armenia (da 0,5 a 2,3 Gmc/a) e l’exclave azerbaigiana del Nakhchivan (da 0,3 a 0,5 Gmc/a). Inoltre, potrebbero aprirsi nuovi canali di esportazione verso il Pakistan (8 Gmc/a) e l’Iraq (7,3-9,1 Gmc/a).

La partita irachena della Turchia

Tra Turkmenistan e Kurdistan, la partita energetica della Turchia - Alessio CalabròInteressante analisi di Alessio Calabrò dal titolo Tra Turkmenistan e Kurdistan, la partita energetica della Turchia, pubblicato su MRI.

Particolarmente interessante la ricostruzione della posizione turca rispetto alle spaccature interne che rischiano di compromettere la stabilità dell’Iraq, salutato dalla IEA come una prossima (quasi) Arabia Saudita.

 

Il mercato del gas turco

Hasan Özkoç - Turkish Natural Gas Market RegulationSegnalo le slides un’interessantissa presentazione dal titolo “Turkish Natural Gas Market Regulation“, fatta a marzo presso la Florence School of Regulation. L’autore è di Hasan Özkoç, addetto al settore energetico della delegazione dell’Unione Europea in Turchia.

La presentazione comprende una parte iniziale di introduzione al mercato del gas turco, molto ricca di dati aggiornati, tra cui anche la cronologia degli accordi di fornitura, e di cartine. Nel complesso, molto utile per chi volesse farsi un’idea della realtà turca (un mercato delle dimensioni di quello francese).

La seconda parte è invece un po’ più per addetti ai lavori ed è dedicata all’analisi della regolazione del mercato turco.

Nuovo attentato in Turchia

Le infrastrutture turche di trasporto del gas e il luogo dell'attaccoIl gasdotto Eastern Anatolia, che trasporta il metano iraniano in Turchia, è stato colpito da un nuovo attentato, il 18 ottobre scorso (AzerNews, BBC). L’esplosizione è avvenuta a Eleskirt, nella provincia di Agri, 150 km più a est di Dogubayazit, dove dieci giorni fa si era registrato un attacco analogo. La località dell’attacco di ieri si trova a soli 40 km dal confine con l’Iran.

Nell’attentato sono rimasti feriti non gravemente 28 soldati turchi, di passaggio nell’area al momento dell’esplosione. Anche in questo caso, i ribelli curdi del PKK hanno rivendicato l’attentato.

Il perdurante stop alle importazioni di gas iraniano sarà compensato da maggiori flussi provenienti dalla Russia. Gazprom ha infatti dichiarato di aver accolto la richiesta di BOTAS di compensare il gas iraniano fino alla soluzione del problema.

Turchia: torna il gas azerbaigiano

Le infrastrutture turche di trasporto del gas e i luoghi degli attacchiI flussi di gas azerbaigiano verso la Turchia sono ripresi regolarmente ieri (10 ottobre), a sei giorni di distanza dalla completa interruzione del gasdotto sul suolo turco che riceve il metano dal South Causcasu Pipeline (Agi, Today.az).

A causare l’interruzione è stato un attentato compiuto dai terroristi curdi, molto attivi nell’area.

Resta invece fuori servizio il gasdotto Eastern Anatolia proveniente dall’Iran e oggetto di un altro attentato nei giorni scorsi.

Turchia: gasdotti nel mirino

Le infrastrutture turche di trasporto del gas e i luoghi degli attacchiI terroristi curdi stanno colpendo duramente le infrastrutture di trasporto del gas naturale in Turchia. Il 4 ottobre scorso un’esplosione ha danneggiato il gasdotto BTE, prosecuzione turca del South Caucasus Pipeline, l’infrastruttura che trasporta il gas azerbaigiano dal Caspio fino al confine tra la Georgia e la Turchia. L’attacco è avvenuto nel distretto di Sarikamis, nella provincia di Kars (Turchia orientale). Tutti flussi di gas provenienti dall’Azerbaigian sono stati interrotti, almeno fino a domenica prossima (AzerNews, Fox, Interfax).

Questa mattina (lunedì 8) i terroristi curdi hanno portato un secondo grave attacco alle infrastrutture turche, facendo saltare il gasdotto di importazione del gas iraniano (Eastern Anatolia), poco dopo l’ingresso dell’infrastruttura nel territorio turco, nei pressi di Dogubayazit, nella provincia di Agri (AzerNews, Reuters). L’entità del danno e la tempistica del ritorno in attività non sono ancora stati comunicati da BOTAS, la società pubblica che gestisce le infrastrutture.

La Turchia ha consumi annui di gas pari a circa 45 Gmc, totalmente importati: questo rende i gasdotti internazionali un elemento cruciale della sicurezza energetica turca. Dall’Azerbiaigian giungono ogni anno 6,5 Gmc, mentre dall’Iran ne provengono circa 9: complessivamente, gli attacchi hanno causato un’interruzione dei flussi pari a un terzo dei consumi turchi.

Il resto delle forniture proviene dalla Federazione Russa (23 Gmc) attraverso il gasdotto Blue Stream e attraverso un gasdotto minore proveniente dalla Bulgaria. Infine, circa 6,5 Gmc all’anno arrivano in Turchia via GNL.

I rischi per la sicurezza energetica turca sono amplificati dal peso del gas naturale nel paniere energetico (35%) e dalla scarsa capacità di stoccaggio disponibile (due soli campi, Kuzey Marmara e Değirmenköy, per un totale di 2,7 Gmc).

Gli attentati rappresentano dunque colpo per la Turchia: sebbene non ci siano immediati problemi di approvvigionamento, gli attacchi mettono in evidenza la vulnerabilità delle infrastrutture turche in un momento di particolare tensione, anche a causa della crisi siriana.

Sebbene le infrastrutture rimanenti siano quelle più difficilmente attaccabili da parte dei terroristi, sia per posizione geografica sia per livello di sorveglianza, il successo di un nuovo attacco avrebbe conseguenze gravi per l’economia turca.