Il presidente russo Putin ha inviato ieri una lettera aperta ai governi europei, per chiarire alcuni aspetti della crisi attuale. Inevitabilmente, la questione energetica è uno degli aspetti fondamentali.
In particolare, Putin ha sottolineato che:
- i prezzi attuali sono stabiliti dal contratto take-or-pay firmato da Yulia Tymoshenko nel 2009, quando tra l’altro il ministro dell’energia era Yury Prodan, lo stesso che oggi siede nel governo di Arseniy Yatsenyuk;
- a partire da quel prezzo, sono stati fatti nel tempo alcuni sconti (oggi scaduti o non applicabili): quello derivante dall’accordo di Kharkov sullo stazionamento della flotta russa in Crimea, quello alle industrie chimiche, quello del dicembre 2013; la formula del prezzo non è pero cambiata.
- tra sconti (17 miliardi di dollari in tutto) e rinuncia a esigere le penali per il mancato ritiro dei volumi (18,4 miliardi di dollari), solo attraverso le forniture di gas la Russia ha sussidiato l’economia ucraina per 35,4 miliardi di dollari dal 2009.
- i pagamenti ucraini sono stati regolari fino all’agosto 2013, poi ha iniziato ad accumulare nuovi debiti: 1,5 miliardi nell’ultima parte del 2013, a cui si sno aggiunti 260 milioni di dollari in febbraio e 526 milioni a marzo (nonstante il prezzo fosse scontato a 268,5 dollari ogni mille metri cubi); oggi il debito di Naftogaz supera i 2 miliardi di dollari.
- nelle attuali condizioni, in base a quanto stabilito dal contratto, Gazprom continuerà le forniture solo per un mese, prima di chiudere i flussi diretti al mercato ucraino e mantenere solamente quelli diretti ai mercati europei, in transito attraverso l’Ucrina.
- il deficit di bilancia commerciale dell’Ucraina con l’UE sta peggiorando la situazione economica ucraina di breve periodo, limitando la possibilità di saldare i debiti con Gazprom.
- entro l’autunno prossimo è necessario pompare 11,5 Gmc negli stoccaggi ucraini, per garantire la stabilità dei flussi verso i Paesi UE durante l’inverno prossimo; il controvalore è di 5 miliardi di dollari.
La lettera si chiude con un invito alla cooperazione multilaterale tra Russia e Paesi europei, per stabilizzare l’economia ucraina e fornire le risorse necessarie a evitare un collasso. Più che un appello, una constatazione dell’inevitabile.