La crisi ucraina: quali conseguenze per l’Italia?

Facile.it - La crisi ucraina: quali conseguenze per l'Italia? La Russia è il principale fornitore di gas naturale per le famiglie e le imprese italiane. Nel solo 2013, le importazioni in arrivo al Tarvisio sono state di quasi 30 miliardi di metri cubi, pari al 43% del totale dei consumi nazionali.

Questa situazione ha fatto però suonare negli ultimi mesi qualche campanello di allarme. Tutto il gas in arrivo in Italia dalla Russia transita infatti dall’Ucraina e si teme che l’instabilità politica nel Paese possa avere effetti imprevedibili sulla gestione dei gasdotti.

In particolare, un’Ucraina sempre più indebitata potrebbe cercare di ricattare la Russia per avere sconti sulle proprie forniture, minacciando di chiudere i rubinetti verso l’Europa.

La situazione è complessa, ma al momento non ci sono motivi di grave preoccupazione per l’Italia.

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L’Azerbaigian e il Corridoio meridionale

Azerbaijan and the Southern Gas Corridor to Europe: Implications for U.S. and European Energy Security – Conference ReportÈ disponibile online il report relativo alla conferenza Azerbaijan and the Southern Gas Corridor to Europe: Implications for U.S. and European Energy Security, organizzata dalla Jamestown Foundation il 13 Settembre 2013.

Il report non presenta contenuti particolarmente innovativi, ma raccoglie una serie di contributi interessanti. Particolarmente utile l’executive summary, che chiarisce in modo puntuale le questioni principali relative al Corridoio meridionale.

Completano il report alcuni grafici interessanti (come la ripartizione per campi della produzioen di gas azerbaigiana nei prossimi dieci anni), cartine e la trascrizione dei principali dibattiti dei tre panels.

L’impatto del non convenzionale

HCSS - The Geopolitics of Shale GasSegnalo anche io (ultimamente arrivo sempre secondo…) uno studio molto interessante, The geopolitics of shale gas, preparato da The Hague Centre for Strategic Studies e TNO.

Il lavoro ha un respiro ampio e cerca di analizzare in modo rigoroso il possibile l’impatto del non convenzionale a livello regionale e globale.

Gli autori usano un approccio basato sulla scenaristica e cercano di inviduare possibili evoluzioni dei mercati energetici, dedicando particolare attenzione alla stabilità politica dei paesi produttori.

Tra le conclusioni più rilevanti, la possibilità che il gas sostituisca quote crescenti di consumi petroliferi, creando una pressione ribassista sui prezzi del petrolio. Con ovvie conseguenze negative per i produttori più dipendenti dalle esportazioni petrolifere e più esposti alle oscillazioni di prezzo.

In prospettiva europea, lo studio fa suonare un chiaro campanello d’allarme su due paesi produttori molto vicini all’Italia: la Russia e l’Algeria. Tutti e due sono infatti molto dipendendi dal controvalore delle proprie esportazioni energetiche e presentano una situazione politica e sociale (soprattutto l’Algeria) potenzialmente esplosiva.

Le politiche europee nel contesto globale

Doppio appuntamento martedì 4 marzo a Trento. In due lezioni cercherò di dare un contesto globale alle politiche energetiche UE, spesso affrontate e (purtroppo) concepite come se l’Europa fosse ancora il centro del mondo e bastasse la volontà politica dei governi europei per decidere le sorti del mondo.

Grazie a chi mi ha invitato.


ZOOM - Fossil Future. World Energy Consumption and the European Energy Security in the next twenty yearsLa prima lezione sarà Fossil Future. World Energy Consumption and the European Energy Security in the next twenty years, una guest lecture della School of International Studies (ore 15:00).


ZOOM - Vox Clamantis in deserto. Le politiche energetiche dell'Unione Europea nel contesto globaleLa seconda lezione sarà Vox Clamantis in deserto. Le politiche energetiche dell’Unione Europea nel contesto globale, una guest lecture del corso avanzato di Diritto dell’UE (ore 17:00).


 

Asse franco-tedesco dell’energia, nulla di fatto

"Le Point sur" : le Conseil des ministres franco-allemand Alla fine era solo una boutade. A un mese dalla proposta in pompa magna di Hollande di creare un Airbus dell’energia, per guidare la transizione energetica con ferma mano pubblica, l’ipotesi sembra essersi sgonfiata.

La proposta aveva fatto sollevare parecchi dubbi, sia perché non si capiva bene chi dovesse fondersi con chi per creare il pachiderma, sia perché l’annuncio era stato inopinatamente unilaterale.

Si attendeva il consiglio dei ministri congiunto di mercoledì per capire se i tedeschi ne sapessero qualcosa e, se sì, se fossero favorevoli. A leggere le dichiarazioni, niente di rilevante: la proposta francese è decisamente caduta nel vuoto.

Insomma, sembra che Hollande abbia fatto l’annuncio per dare qualche contenuto in più a una conferenza stampa più attesa del solito, viste le sue recenti scorribande in moto.

Al netto del risultato, resta il fatto che quando si parla di cooperazione industriale, l’Italia continua a non essere un partner rilevante, nemmeno per le boutades.