Possibili problemi per i prezzi spot del gas

FT - Companies end co-operation with gas price agenciesStanno emergendo in questi giorni sempre più notizie relative a un problema che potrebbe avere importanti conseguenze per i mercati spot del gas naturale in Europa, secondo quanto riportato dal Financial Times (e brevemente ripreso da SQ).

A partire da novembre, quando scoppiò il caso delle manipolazioni dei tassi Libor – un numero crescente di operatori ha smesso di comunicare i dati relativi ai prezzi di scambio alle Price-reporting agencies (Platts, Argus e Icis Heren).

A RWE e Centrica si è aggiunta di recente anche Statoil, assieme a diversi traders. Gli operatori vogliono evitare di essere coinvolti in eventuali scandali che dovessero emergere relativamente a possibili manipolazioni dei prezzi. Tra l’altro, il regolatore britannico sta già indagando Heren proprio per sospetta manipolazione delle quotazioni NBP.

Le PRA sostengono di avere comunque accesso a dati sufficienti per garantire l’affidabilità delle quotazioni pubblicate (tra cui TTF, a l’Aeeg guardava come possibile benchmark per la prezzatura della componente materia prima in vista della riforma delle tariffe del servizio di maggior tutela), ma il dubbio che ci sia qualche scandalo in arrivo è legittimo.

La vicenda rappresenta in ogni caso un campanello d’allarme circa la necessità di regolare a livello europeo in modo più trasparente le attività di scambio e di determinazione delle quotazioni giornaliere ai punti di scambio.

Questo è tanto più vero nella fase attuale, in cui si mettono sempre più in discussione le formule di indicizzazione alle quotazioni del greggio presenti nei contratti di lungo periodo. Queste formule, con tutti loro difetti, hanno almeno il pregio di avere un riferimento certo e molto difficile da manipolare.

Nota: il tema è stato ripreso, con alcune interessanti aggiunte, da Matteo Monti.

La rivoluzione americana del gas e gli effetti sull’Europa

La rivoluzione americana del gas e gli effetti sull’EuropaSegnalo un mio post sulla questione (sopravvalutata) dell’impatto di breve-medio periodo della rivoluzione non-convenzionale negli Stati Uniti sui mercati europei del gas naturale.

Sia che si tratti di mancate importazioni, sia che si tratti di ipotetiche esportazioni verso l’Ue, si tratterà plausibilmente di volumi contenuti, insufficienti a cambiare gli equilibri dei mercati europei nel corso del decennio.

L’ucraina Naftogaz sempre più nei guai

Naftogaz UkrainyIl monopolista ucraino del gas, Naftogaz, è sempre più nei guai. Dopo il lodo di febbraio della Corte arbitrale di Stoccolam, vinto dal trader italiano Iugas, Naftogaz dovrà mettere a disposizione 13,1 miliardi di metri cubi di gas ai prezzi del 2003 (110 dollari al metro cubo).

Naftogaz non dispone di quel gas – al momento dell’accordo, l’azienda ucraina si riforniva di gas turkmeno a 70 dollari al metro cubo (chi si ricorda di Itera?) – e dovrà comprarlo da Gazprom, che attualmente vende il gas all’Ucraina a oltre 400 dollari a metro cubo. Totale: un passivo di 4 miliardi di dollari per Naftogaz, che l’azienda ucraina difficilmente potrà permettersi. E che peraltro non ha nessuna intenzione di pagare.

E non finisce qui. Perché nel frattempo Gazprom ha avanzato una richiesta di indennizzo per 7 miliardi di dollari per mancati ritiri da parte di Naftogaz, nonostante gli impegni contrattuali. Se anche Gazprom si vedrà dare ragione dai giudici, Naftogaz si troverà con nuovi debiti che non potrà onorare senza cedere all’estero i propri assets.

Naftogaz non intende rispettare l’arbitrato finché un tribunale ucraino non lo ratificherà, contando sulla natura “politica” di un’eventuale sentenza.

Mentre alcuni commentatori indicano un’ipotetica manovra a tenaglia ispirata dai russi, il dato che appare più evidente è l’assenza in Ucraina di un’autorità pubblica in grado di far rispettare gli accordi in modo terzo.

Ridurre il potere di ricatto sulle forniture energetiche dirette in UE di un Paese con queste caratteriste non può che essere una priorità di sicurezza energetica per i Paesi europei. Allo stesso tempo, appaiono ancora una volta evidenti gli enormi limiti che l’UE incontra nel proiettare la propria azione perfino su Paesi tanto vicini e tanto importanti come l’Ucraina.

L’impatto del GNL statunitense sui mercati UE

Il GNL statunitense e il mercato europeoSegnalo una mia intervista pubblicata oggi su AgiEnergia.it, sul tema dei possibili (scarsi) effetti sui mercati europei dell’indipendenza energetica statunitense nel settore del gas naturale.

A complemento quantitativo del discorso, sottolineo che in seguito alla diffusione della produzione non convenzionale, le mancate importazioni di GNL negli Stati Uniti sono nell’ordine di una decina di miliardi di metri cubi annui.

Per quanto riguarda il potenziale di esportazione verso l’Europa, difficilmente si andrà molto oltre (l’unico accordo per il momento è quello di Centrica per il mercato britannico, per 2,5 miliardi di metri cubi all’anno dal 2018).

Volumi rilevanti, certo, ma molto lontani dagli oltre 100 miliardi di metri cubi annui esportati in UE da Gazprom e dai circa 100 esportati dalla Norvegia, ma inferiori anche alle esportazioni di Sonatrach e del Qatar (oltre 40).

CDP e il settore reti del gas

Il mercato del gas naturale in Italia: lo sviluppo delle infrastrutture nel contesto europeoSegnalo un interessantissimo studio di settore della Cassa Depositi e Prestiti dal titolo Il mercato del gas naturale in Italia: lo sviluppo delle infrastrutture nel contesto europeo.

La CDP, controllata al 70% dal Ministero dell’economia e delle finanze, controlla a sua volta il 30% (meno un’azione) del capitale votante di Snam Rete Gas, rappresentandone l’azionista di riferimento. Il consolidamento delle attività in Italia e l’espazione a livello europeo del gestore di rete italiano lasciano intendere che CDP giocherà un ruolo molto rilevante nello sviluppo della rete europea.