Energia e geopolitica. Gli attori e le tendenze del prossimo decennio

ISPI - Energia e gepoliticaIl fabbisogno energetico globale si espande incessantemente e le fonti fossili continuano a dominare i consumi di tutte le grandi economie. Alla stesso tempo, le crisi che in questi anni stanno sconvolgendo alcune delle principali aree di produzione stanno inevitabilmente condizionando le scelte politiche dei governi, con conseguenze di lungo periodo.

Sul tema ho appena curato per l’ISPI una collettanea dal titolo Energia e geopolitica. Gli attori e le tendenze del prossimo decennio. Questo l’indice del volume:

Prefazione di Paolo Magri
1 – Geopolitica dell’abbondanza di Massimo Nicolazzi
2 – L’energia del futuro, tra rivoluzione americana e boom asiatico di Matteo Verda
3 – L’energia in Europa al 2030: ambiente vs competitività? di Nicolò Rossetto
4 – Cina: da produttore a importatore di Filippo Fasulo
5 – La Russia dopo la Crimea: la fine di South Stream e la proiezione verso l’Asia di Fabio Indeo
6 – L’area del Caspio nello scenario energetico contemporaneo di Carlo Frappi
7 – Il gas naturale liquefatto: evoluzione di un mercato sempre più globale di Filippo Clô
8 – Prepararsi al futuro: alcune indicazioni sulle policy per l’Europa di Matteo Verda

Il volume è scaricabile gratuitamente qui.

Ancora sull’accordo clima-energia del Consiglio europeo

Hazar - The Eu Agreement On The 2030 Framework For Climate And Energy PolicySegnalo un mio riassunto e commento dell’accordo raggiunto dai Capi di Stato e di Governo dell’Unione europea al Consiglio europeo dello scorso ottobre.

L’accordo, come noto, riguarda il quadro generale delle politiche sul clima e l’energia dell’Unione per il 2030 e va inteso come una prosecuzione della strategia 20 20 20 adottata dalla Ue nel 2009.

In particolare, a Bruxelles è stato deciso che entro il 2030 la Ue dovrà aver ridotto del 40% le emissioni di gas ad effetto serra rispetto al loro livello del 1990, dovrà coprire il 27% del proprio consumo finale lordo di energia tramite le rinnovabili, e dovrà, indicativamente, aver raggiunto un aumento dell’efficienza del 27% nell’uso dell’energia rispetto all’andamento tendenziale stimato nel 2007.

Al di là di alcuni parallelismi con la strategia 20 20 20 (i tre target), le differenze sono importanti e segnalano alcuni aggiustamenti (l’obiettivo sulle rinnovabili non è più vincolante per i singoli stati e lo strumento fondamentale viene identificato nell’ETS).

Ancora una volta infine, rimane in secondo piano l’efficienza energetica, l’obiettivo che a parole dovrebbe essere più economico da raggiungere per conseguire una maggiore sostenibilità, competitività e sicurezza del settore energetico europeo.

Il commento è disponibile qui.

La IEA dà i voti alla politica energetica della UE

iea_eu_reportA poche settimane dall’accordo del Consiglio europeo sul quadro energetico e climatico al 2030, la IEA pubblica una dettagliata analisi della politica energetica europea, evidenziando in particolare i risultati e le sfide emerse dopo il 2008, anno a cui risale il precedente (e unico) studio dell’agenzia parigina in merito.

Alla presentazione del rapporto avvenuta due giorni fa a Bruxelles, il direttore generale della IEA, van der Hoeven, ha evidenziato i grandi progressi ottenuti in questi sei anni e ha riconosciuto la leadership europea in materia di lotta al cambiamento climatico e promozione dell’efficienza energetica.

L’Europa, secondo la van der Hoeven, è ben avviata sulla strada della transizione a un’economia a basso contenuto di carbonio, ma deve comunque affrontare una serie di sfide non da poco.

Innanzi tutto, è necessario lavorare ancora al completamento del mercato interno, che è ancora diviso in mercati regionali, accrescendo le interconnessioni e le procedure di accoppiamento dei mercati. In secondo luogo bisogna aggiustare l’ETS, in modo che dia certezza agli investitori. È poi necessario continuare a sviluppare le rinnovabili, garantendone l’integrazione nel mercato interno e minimizzando gli effetti distorsivi sulla borsa elettrica. È inoltre necessario diversificare le fonti di approvvigionamento degli idrocarburi e promuovere un adeguato sfruttamento delle risorse interne. Infine, bisogna preservare un mix elettrico di base diversificato, che non veda la drastica riduzione nei prossimi anni del ricorso al nucleare e al carbone.

Per concretizzare queste e le altre raccomandazioni basate sul rapporto è necessario una forte Unione dell’energia, che metta in comune le risorse e coordini le iniziative dei vari stati membri. Proprio quest’ultimo accenno lascia intuire un certo allineamento di pensiero tra la IEA e la Commissione europea. Che siano unite nella lotta a ridurre il potere dei governi nazionali? 🙂

South Stream: Putin annuncia la cancellazione

Reuters - Russia's South Stream pipeline falls victim to Ukraine crisis, energy routA esprimersi è stato Putin in persona: South Stream non si farà, almeno per il momento. Nonostante le aziende russe e i committenti internazionali fossero già impegnati nelle attività preliminari della costruzione, l’annuncio è stato netto e lascia poco spazio alle interpretazioni.

South Stream diventa la prima vittima eccellente della crisi dei prezzi del greggio. La contrazione delle quotazioni sta già costando alcune decine di miliardi di dollari all’anno alla Russia e mancano indizi affidabili su quando i prezzi torneranno a crescere. Per le aziende e per il governo russi è dunque il momento di tagliare le spese inutili, a cominciare proprio dal gasdotto sotto il Mar Nero.

Negli  ultimi mesi, i dubbi erano diventati sempre più insistenti. A pesare, oltre agli effetti della crisi del greggio, altri tre fattori: le sanzioni internazionali, che hanno compromesso in parte le relazioni economiche. Più importante ancora, e parzialmente sovrapposta alla prima, è stata la guerra di logoramento della Commissione, che da tempo si è attestata su posizioni antirusse e che ha fatto della riduzione dei rapporti con la Russia un mantra.

Infine, l’elemento che forse ha pesato di più è la debolezza del mercato europeo, di cui si fanno fatica a immaginare le prospettive. Sebbene la IEA preveda un aumento dei consumi europei a 518 Gmc entro il 2030, la situazione economica del continente e le incertezze legate alle politiche ambientali rendono particolarmente rischioso investire in nuova capacità di esportazione verso l’UE. Soprattutto se l’alternativa è la Cina, dove la nuova domanda non manca e i capitali da investire nemmeno.

L’annuncio di Putin è arrivato durante una visita ad Ankara. Ed è stato seguito dall’annuncio che un gasdotto da 63 Gmc sotto il Mar Nero si farà comunque, ma con approdo in Turchia. Dove peraltro già arriva il Blue Stream. Secondo le dichiarazioni, sarebbere già stato firmato un accordo preliminare per destinare 14 Gmc al mercato turco – quello sì in forte crescita – e il resto ai mercati europei.

Si tratta probabilmente di una mossa mediatica per mascherare la retromarcia russa, ma se fosse realizzato priverebbe la strategia europea del Corridoio meridionale del gas della sua funzione anti-russa. La realizzazione di TAP-TANAP e quella del nuovo gasdotto russo saturerebbero ampiamente la nuova domanda di gas per i prossimi decenni, quantomeno su quella direttrice.

Resta da vedere quali saranno le prossime mosse russe. Di certo, il grande perdente di oggi è un’azienda italiana: Saipem, che avrebbe dovuto realizzare la prima linea e parte della seconda, per un totale di 2,4 miliardi di euro di commesse. Certo, potrebbe in teoria prendere l’eventuale nuova commessa russa, ma intanto oggi il titolo in borsa è crollato.

South Stream: si costruisce davvero?

TASS - Russia's Gazprom to start laying underwater part of South Stream on December 15La saga di South Stream continua. Stretto fra le sanzioni americane ed europee – che però non hanno colpito direttamente Gazprom – e la traballante situazione ucraina, il progetto di gasdotto russo-europeo è in un momento particolarmente difficile. Per tacere dell’opposizione della Commissione Europea.

A pesare davvero è poi la debolezza della domanda europea, che continua a calare e che non si sa se e quanto tornerà a crescere. Certo, la produzione interna europea che cala, ma a che ritmi e con quali sostituti resta una questione aperta.

Eppure a guardare le operazioni, il sospetto che Gazprom voglia andare avanti nonostante tutto viene. Nei mesi scorsi nel porto di Burgas sono stati consegnati i primi tubi per la sezione offshore, probabilmente quelli prodotti da Severstal. Gli altri tubi sono stati commissionati alla tedesca Europipe e alla russa OMK.

Un altro indizio che qualcosa si stia davvero muovendo arriva dalle navi Saipem, che poseranno la prima della quattro condotte. Le operazioni di posa dovrebbero avvenire entro il terzo trimestre del 2015, affinché il gasdotto sia operativo entro la fine dell’anno. Nelle operazioni sono coinvolte la Castoro Sei, che ha in passato ha posato una parte di Nord Stream, e Saipem 7000, che in passato ha posato una parte di Blue Stream.

Ed effettivamente, se si guarda al posizionamento delle due navi coinvolte, si nota che nelle ultime settimane sono rimaste stabilmente in acque bulgare. In particolare, Castoro Sei si trova ormeggiata a un molo del porto di Burgas, mentre Saipem 7000 si trova nelle acque della Baia di Burgas.

MarineTraffic - Posizionamento di Castoro Sei al 24/11/2014MarineTraffic - Posizione di Saipem 7000 il 24/11/2014Il fatto che le navi Saipem si trovino nelle acque bulgare e che abbiano con ogni probabilità effettuato le operazioni di carico dei tubi non vuol dire necessariamente che il gasdotto si farà, si farà entro il 2015 e che sarà operativo e in grado di veicolare parte delle esportazioni russe verso l’UE. Eppure è un chiaro segnale che qualcosa si sta muovendo.

Il sistema infrastrutturale europeo

System development map 2013ENTSOG e GIE hanno pubblicato la versione aggiornata al 2013 della cartina del sistema infrastrutturale europeo del gas.

La cartina riporta le principali infrastrutture di trasporto e stoccaggio a livello continentale, corredate da una tabella completa con le capacità di trasporto punto per punto a tutti i punti di ingresso alle frontiere.

La cartina riporta anche alcuni interessanti grafici con l’analisi della domanda e dell’offerta in Europa, con anche un’analisi della composizione dell’approvvigionamento.